Lavori gravosi, chi ha diritto all’Ape Sociale? La sentenza che cambia tutto

Lavori gravosi, cambia tutto grazie ad una sentenza della Corte di Ferrara. Ecco quale nuovo lavoro è stato aggiunto alla lista di quelli considerati gravosi. 

Tutti i lavoratori che svolgono mansioni gravose, hanno diritto ad accedere prima alla pensione. Lo stato italiano concede infatti loro, a determinate condizioni e requisiti, la possibilità di ottenere uno sconto anagrafico e raggiungere anticipatamente la pensione di vecchiaia. 

lavori gravosi
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Una possibilità prevista anche per il 2023, con il governo Meloni che ha rinnovato l’Ape Sociale. Hanno diritto ad accedere a questa misura tutti coloro che hanno maturato i requisiti entro la data del 31 Dicembre 2022. Un requisito indispensabile in questo caso, è quello di poter dimostrare di aver svolto un’attività lavorativa considerata gravoso, secondo la normativa prevista, negli ultimi sette anni su dieci della vita professionale del richiedente. 

Lavori gravosi, attenzione a non confonderli con quelli usuranti

Ma cosa si intende esattamente con lavori gravosi? Quali sono considerati tali dallo stato? 

Non è una domanda banale, anche perché di recente, è uscita una nuova sentenza della Corte di Ferrara, che ha sancito il diritto a una categoria professionale fino ad adesso trascurata, di entrare in queste definizione. Vanno considerati tali tutti i lavori che determinano un forte carico psico-fisco di lavoro non indifferente negli anni. Caratteristiche che rendono alcune professioni, molto più difficili da sostenere a lungo termine per chi le svolge. Non va confusa però con la categoria dei lavori usuranti, per i quali viene previsto un trattamento previdenziale diverso. 

Cosa ha stabilito il Tribunale di Ferrara, una nuova categoria ha diritto ai benefici dell’Ape Sociale

Il tribunale di Ferrara della sezione Lavoro ha decretato che l’Oss, Operatore Socio Sanitario, va considerato un lavoro usurante e gravoso. E dunque, anche questa categoria professionale ha diritto a richiedere l’ape sociale o la pensione anticipata. E beneficiare dunque di tutti gli sconti concessi a chi svolge lavori gravosi ed usuranti. 

Nella sentenza viene evidenziato quanto il ruolo dell’Oss possa essere logorante dal punto di vista fisico e mentale. In primo luogo perché non si tratta di una figura professionale facilmente rimpiazzabile. Come fa notare la Corte di Ferrara, se in una struttura un Oss può sostituire, per quanto riguarda qualifica e mansioni, un Osa (operatore Socio Assistenziale), non può accadere il contrario. E questo impone una riflessione che lo fa rientrare di diritto nei lavori gravosi. Il carico mentale e fisico di determinate prestazioni cade soprattutto su questa figura. Basti d’altronde, solo pensare al difficile e vitale ruolo che ricoprono nella cura e assistenza domiciliare degli anziani. ma anche quello nelle strutture di cura. E sulla base di questo ragionamento giuridico, la Corte di Ferrara stabilito che questa categoria professionale ha dunque diritto ad accedere agli incentivi previsti per i lavori usuranti e gravosi. 

Lavori gravosi, come accedere all’Ape Sociale

Tutti i lavoratori impegnati in mansioni gravose possono dunque richiedere più facilmente l’anticipo pensionistico, grazie all’ape social. Lo stato concede infatti in questi casi, di poter andare in pensione al raggiungimento di 66 anni e 7 mesi di etàBisognerà però avere un minimo di 63 anni di età per presentare domanda, indipendentemente dagli anni contributi maturati. Diverso il discorso del numero minimo dei contributi richiesti. Nel caso in cui a presentare richiesta siano invalidi o caregivers, bisognerà aver maturato un minimo di 30 anni di contributi. 

Se invece è un persona che svolge un lavoro gravoso a fare richiesta, il numero minimo di anni di contributi richiesti è di 36 anni. Sono previste eccezioni in tal senso però, per le donne lavoratrici che svolgono mansioni gravose. In questo caso, questa categoria ha la possibilità di godere di un anno anagrafico di sconto per ogni figlio a carico, fino ad un massimo di due anni. Questo significa, per intenderci, che il terzo figlio a carico non termina un terzo anno di sconto sull’età anagrafica richiesta per accedere all’ape sociale.

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