Nuovo Digitale Terrestre, scopri se il tuo televisore è da buttare

Quando entrano in vigore le specifiche tecniche del nuovo digitale terrestre e soprattutto quando è il caso di acquistare nuovo televisore e nuovo decoder?

Nuovo Digitale terrestre cambio frequenze
Foto © AdobeStock

Il passaggio a quello che viene definito il Digitale Terrestre 2 è già iniziato. Il tanto temuto switch-off, però, avverrà nel 2023. Ci sono date precise anche per quanto riguarda le singole Regioni. C’è tutto il tempo allora di capire se il televisore e il decoder che abbiamo in casa vanno sostituiti o solamente aggiornati. Ecco le sigle a cui prestare attenzione.

Quando entra in vigore di preciso il nuovo digitale terrestre

Il Ministero per lo Sviluppo Economico, al fine di facilitare alle emittenti televisive e ai cittadini il passaggio alle nuove frequenze, ha individuato tre fasi secondo cui procedere.

Fase 1, dal 15 ottobre 2021

Durante la Fase 1, che è ufficialmente iniziata lo scorso 15 ottobre 2021, è cominciato un graduale abbandono, del tutto volontario, da parte dei canali televisivi che trasmettevano su std MPEG-2 per migrare verso la tecnologia  MPEG-4. Nello specifico, sappiamo che ad esempio dal 20 ottobre 2021 Rai e Mediaset hanno iniziato questo passaggio.

La Fase 2: il refarming

Nella Fase 2, iniziata negli ultimi due mesi del 2021 è previsto il cosiddetto “refarming” della banda 700, ovvero la rimodulazione delle frequenze di trasmissione: lo scopo è quello di lasciare spazio alla rete 5G agli operatori telefonici. Si tratta di un’esigenza maturata a fronte di un incremento molto importante di traffico dati e per il quale l’Europa ci ha chiesto l’adeguamento. Ad oggi infatti già molti Paesi come Francia e Germania hanno già provveduto a passare allo standard DVB-T2.

Tempi diversi a seconda delle regioni

Questa seconda fase in Italia è invece contraddistinta da ulteriori step, previsti per ogni Regione italiana. Ad oggi, la Sardegna ha già completato il passaggio. Nel corrente mese di gennaio stanno lavorando alla migrazione altre Regioni. Più nello specifico sono il Piemonte, la Valle d’Aosta, la Lombardia, il Veneto, il Friuli-Venezia Giulia e l’Emilia-Romagna. A partire dal mese di marzo 2022 cominceranno anche la Sicilia, la Calabria, la Puglia, la Basilicata, l’Abruzzo, il Molise e le Marche. Le ultime Regioni, che inizieranno a maggio 2022, saranno la Liguria, la Toscana, l’Umbria, il Lazio e la Campania.

A gennaio 2023 parte la Fase 3

L’ultima fase, la 3, è quella definitiva durante la quale avverrà lo switch-off nazionale verso la tecnologia standard DVB-T2, con l’adozione del codec HVEC prevista per gennaio 2023.

Cos’è il DVB-T2

Si tratta di un acronimo per classificare il nuovo standard: grazie ad una combinazione di tecnologie, come anche l’uso di algoritmi di compressione più efficienti (MPEG-4 e in futuro l’HEVC) si otterranno non solo maggiori performance nella ricezione, con conseguente miglioramento dei contenuti televisivi, ma anche l’ottimizzazione dell’irradiazione delle frequenze con conseguente minor impatto ambientale. I vantaggi per gli utenti, In termini di efficienza, si possono quantificare in una maggiore qualità dei contenuti stimata tra il 30 e il 50% e la possibilità di ricevere anche in 8K: in pratica, ci saranno meno interferenze, minor consumo di energia e maggiore offerta da parte delle aziende che potranno proporre più contenuti di alta qualità.

Come capire se il televisore supporta il nuovo standard?

Naturalmente tutti i nuovi apparecchi sono già costruiti per gestire la nuova tecnologia. Molti dei televisori acquistati fino al 2016 potrebbero dunque non essere compatibili. Inoltre, anche se la Tv o il decoder riescono a captare i nuovi segnali, potrebbero volerci regolari aggiornamenti; questo a causa, appunto, dei vari cambiamenti che avvengono in tempistiche diverse. Sicuramente, chi non riesce più a vedere un canale, deve per prima cosa provare a risintonizzare i dispositivi, senza correre necessariamente ad acquistare tutti gli apparecchi nuovi.

Sono stati forniti, poi, dei veri e propri Canali Test, e più nello specifico il 100 e il 200. È sufficiente andare in questi canali e se il televisore mostra il messaggio “Test HEVC Main10”, significa che il dispositivo è idoneo alla ricezione dei nuovi segnali. Chi non vede il messaggio può riprovare più volte, per i motivi sopra menzionati, ovvero, siamo in una fase di cambiamenti e aggiornamenti continui.

Tutti i bonus per l’acquisto del nuovo digitale terrestre

Per chi deve per forza comprare un televisore o un decoder nuovo e sta cercando un modo per risparmiare, c’è una buona notizia: si possono sfruttare due Bonus erogati dal MISE, che mette a disposizione quasi 70 miliardi di euro per aiutare gli italiani ad aggiornarsi. Secondo le ultime stime, sono infatti quasi 18 milioni le famiglie che posseggono televisori con i vecchi standard DVB-T, alcuni dei quali non supportano nemmeno la codifica MPEG-4 e devono quindi essere subito sostituiti per poter ricevere i canali televisivi. Si tratta di un impegno anche gravoso per tutte quelle famiglie che non possono spendere centinaia di euro per acquistare nuovi dispositivi, o almeno il decoder che supporti il DVB-T2.

Bonus Tv-Decoder

Per tutti i cittadini con ISEE inferiore ai 20 mila Euro, è possibile richiedere un bonus per acquistare un Decoder che supporta la nuova tecnologia e/o un apparecchio in grado di adeguarsi allo standard DVB-T2. L’importo erogato, sotto forma di sconto direttamente dal negoziante, sarà di 30€.

Bonus Rottamazione

Chi intende acquistare un nuovo televisore, indipendentemente dal reddito familiare, può ottenere 100€ di sconto sul prezzo di un apparecchio di ultima generazione. Per ottenere i Bonus, è necessario dimostrare di essere inseriti tra gli abitanti che pagano il Canone e portare al negoziante un apposito modulo, scaricabile dal sito del MISE, con allegate le fotocopie del documento d’identità valido.

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Nuovo digitale terrestre: il costo extra dietro l’angolo

In questo scenario, non vi è solo la prospettiva di un incremento della spesa per le famiglie, già vessate anche dalla crisi economica e dagli aumenti dell’energia, ma anche il pericolo che l’offerta delle compagnie televisive diventi più onerosa. Questo perché anche per le emittenti adeguare la tecnologia è un costo, e sicuramente non mancheranno disguidi, interruzioni, se non addirittura chiusure di alcuni canali. Reggere la competitività con i Big dello streaming come Netflix, Amazon e gli altri, sarà insomma sempre più difficile. Il rischio è che ci si ritrovi a pagare per qualunque tipo di contenuto.

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