Green Pass alle Poste, rischio per i conti? Un possibile scenario da paura

L’eventuale decisione di chiudere massicciamente il conto alle Poste provocherebbe un contraccolpo inevitabile. E l’economia italiana rischierebbe grosso.

 

Fra pochi giorni arriverà l’ennesimo giro di vite. I non vaccinati o coloro che non possiederanno il Super Green Pass, vedranno la propria libertà di movimento sempre più limitata.

Prelievo risparmi Poste
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Le disposizioni parlano chiaro: senza certificazione verde non sarà più possibile nemmeno recarsi alla Posta per riscuotere la pensione. Una novità, perché fino alle ultime discussioni relative al Dpcm, sembrava che per poter svolgere questa pratica fosse ancora possibile girare senza Green Pass. Niente di tutto questo. Anzi, le misure saranno anche più restrittive che in passato, col risultato che il ricorso alla vaccinazione diventerà effettivamente la strada prediletta per uscire dalla pandemia. Va detto, però, che più si restringe la possibilità di operare alle Poste, più il timore dei cittadini aumenta.

Forse non è un caso che, negli ultimi giorni, le code agli uffici postali sembrino essere aumentate. Come riferiscono alcuni siti, pare che molti correntisti abbiano deciso di ritirare il proprio denaro, spaventati dalla possibilità di ritrovarsi impossibilitati ad accedervi. Una possibilità remota in realtà. E anche tale presunto dimore sarebbe più che altro deducibile da alcuni opinioni sul web che da accertamenti veri e propri. Certo è che procedere in questo senso potrebbe provocare degli effetti deleteri a un’economia già fortemente provata come quella italiana. E a questo punto varrebbe la pena chiedersi quali siano.

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Poste e conti chiusi: i possibili effetti

Il problema non è tanto l’impossibilità di accesso ai soldi, quanto la destabilizzazione dell’interno meccanismo finanziario se si dovesse procedere con un ritiro massiccio del denaro dai conti di deposito. Nei mesi scorsi si era più volte parlato degli effetti deleteri di depositi troppo elevati, fra costi per le banche (o le Poste) e l’imposta di bollo applicata. Così come della necessità di impiegare parte del denaro in investimenti anche di piccola ma sicura entità. Ora, però, con la possibilità all’orizzonte di vedere parecchi contribuenti mettere i propri soldi sotto al materasso, la situazione potrebbe farsi anche più difficile. Anche per via dell’inflazione in salita e della crisi energetica in alto, che ha sollevato i costi e reso tutto più complicato.

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Secondo Cassa depositi e prestiti, la prospettiva è di un primo semestre con una raccolta del risparmio postale a 386 miliardi, ovvero il 2% in più rispetto a fine 2020. E’ vero però che gli italiani hanno scelto sempre più spesso di affidarsi ad altri enti per la gestione dei propri risparmi (Intesa Sanpaolo in testa), con un inevitabile contraccolpo, per ora contenuto, proprio per Cdp. Un’eventuale prosecuzione rafforzata di questo trend andrebbe a creare un gap paurosa fra la capacità di gestione dell’ente e la liquidità necessaria al sistema produttivo italiano. Questo perché l’assenza di denaro dai circuiti gestionali creerebbe le condizioni per una stagnazione del sistema finanziario. In pratica, se già il mancato investimento produceva effetti avversi, figurarsi l’assenza totale del denaro. In un momento storico in cui all’economia non servono di certo ulteriori mazzate.

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