Buoni fruttiferi postali a 5 anni: ecco perché tutti li vogliono

Con una scadenza intermedia, i rendimenti a cinque anni sono superiori. Lo dicono le stime di ottobre in relazione a determinati buoni fruttiferi.

Buoni fruttiferi
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La tendenza al risparmio ha sempre contraddistinto gli italiani. Durante la pandemia, però, qualcosa è inevitabilmente scattato nella concezione stessa della parsimonia, portando i contribuenti più ad accumulare il proprio denaro sui conti correnti che a investirlo in strumenti produttivi. E, alla lunga, remunerativi in termini di interesse maturato. Una situazione che ha creato un problema di giacenza e che rischia, a breve, di portare a un effetto stagnazione. In realtà, gli strumenti per evitare un simile quadro ci sarebbero pure: opzioni di investimento sicure, in grado di generare un rendimento ed evitare i costi di gestione.

I Buoni postali rientrano a pieno titolo in questa categoria. E anzi, i Buoni fruttiferi rappresentano una forma di investimento alternativa e futuribile, adatta anche alle persone più giovani. E, nondimeno, in grado di garantire quelle due forme di tutela che un risparmiatore finisce sempre per chiedere: l’integrità del capitale e il rimborso in qualunque momento. I Buoni possiedono entrambe le caratteristiche, con la peculiarità di essere garantiti da Cassa Depositi e Prestiti e, per questo, offrire delle caratteristiche ferree in fatto di tutele. Ad esempio, pur richiedendo il rimborso in modo anticipato, non si incorerebbe in alcuna penalizzazione.

Buoni fruttiferi, qual è il migliore di ottobre-novembre

Le soluzioni sono diverse quando si tratta di investire in un Buono. Diversi strumenti per diversi rendimenti, anche se le condizioni restano sostanzialmente sempre le stesse. Tuttavia, almeno per il mese di ottobre, fra i Buoni fruttiferi migliori ne emerge uno in particolare, con rendimento a cinque anni. La garanzia statale e la tassazione agevolata degli interessi (12,50%) rappresentano già di per sé condizioni importanti. Resta la parte, messa in conto, dell’imposta ma i vantaggi sono decisamente di più rispetto alle controindicazioni. Fra questi, l’assenza di costi di apertura e gestione, così come di rimborso. Di contro, subentrano i dati relativi all’inflazione: si sale al 2,6% a settembre, mentre il tasso medio annuo si attesterebbe all’1,5%. Il che, per i Buoni fruttiferi, potrebbe essere un cattivo affare considerando che l’ideale per mantenere il potere d’acquisto del capitale, sarebbe un tasso in pareggio con il carovita.

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Considerando che tale risultato può essere raggiunto (a ora) solo dai buoni per i minori, restano piuttosto vantaggiosi il 3×4 e il 4×4, oltre al buono ordinario. Per un investimento a cinque anni, con il primo si otterrebbe un rendimento tramite moltiplicazione del capitale per 1,00262763 come coefficiente netto. Quest’ultimo diventerebbe 1,00702103 nel caso del 4×4, mentre per il buono ordinario si attesterebbe a 1,00438157. A cinque anni dall’apertura, il Buono a scadenza intermedia (quindi 16 anni) offrirebbe quindi il rendimento migliore. Il resto lo fa l’andamento dei tassi.

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