La confessione: “Mi chiedevano il pizzo, li ho fatti arrestare tutti”

Gli hanno chiesto il pizzo sin dal 1998, ma la sua azienda è sempre restata lì ed oggi continua a vendere: il racconto

Polizia – 113 (Fonte foto: web)

Un imprenditore del Sud che è restato al Sud, nonostante pressioni e minacce. Parliamo del re dei torroncini, Giuseppe Condorelli, siciliano, che ha avuto a che fare con la mafia molto da vicino ed ha rischiato, dicendo sempre di “no” al pizzo.

Il giovane imprenditore, ha raccontato la sua storia al Corriere della Sera, ricordando come tutto è iniziato e purtroppo, è continuato nel tempo, rischiando di mettere in pericolo non solo sé stesso, ma anche la sua famiglia.

E pensare che chi vive di queste azioni illegali, spesso fa anche una bella vita, ma prima o poi tutti vengono presi. Così come l’uomo arrestato ieri dai Carabinieri di Giugliano in Campania, che viveva tra villini e negozi, grazie ai soldi delle truffe.

Leggi anche>>> Guadagni enormi ma è una truffa in grande stile: alla larga da questo sistema

Le richieste di pizzo iniziate negli anni ’90: lui non si è mai piegato

Gli dissero di “mettersi a posto” o sarebbe saltato in aria. E no, non si parla ancora di organizzazioni mafiose, secondo Condorelli, le minacce sono arrivate anche da concorrenti che volevano mantenere la “loro zona”. “Mi chiamò di notte una domenica di marzo – ricorda l’imprenditore –  il guardiano spaventato davanti a quel ‘pizzino’. Ne parlai con mia moglie Serena e andai subito dai carabinieri”.

Condorelli afferma che lui e sua moglie non hanno mai esitato, grazie al sogno di far vivere i loro figli, uno di 14 ed uno di 15 anni, in una terra dove non ci siano più soprusi. Ed ancora, racconta: Il primo assalto risale al 1998, quando ancora c’era la lira e, rispondendo al telefono, mi sentii chiedere 100 milioni in contanti. Abbiamo subito tanti altri tentativi di estorsione, anche quando mio padre era vivo”. Ma lui ha sempre denunciato e la prima volta che decise di andare ai carabinieri, il padre volle accompagnarlo.

Leggi anche>>> Recovery plan, l’allarme dell’Antimafia: “I gruppi criminali pronti a infiltrarsi”

Nel catanese, grazie alle sue denunce, sarebbero all’incirca 40 i mafiosi arrestati fino ad oggi, spesso pericolosi e spietati. Pensare che un barista nel foggiano è morto per soli 100 euro, ma anche lì il rapinatore ha avuto poco tempo di libertà. Qui però parliamo di qualcosa di ancor più grande, maggiore il giro di soldi, ma Condorelli racconta: “Ogni volta che ci siamo rivolti ai carabinieri della vicina Paternò o al comando provinciale dell’Arma l’impegno attorno a noi è apparso subito concreto e visibile. E scatta la mano dello Stato”.

Impostazioni privacy