Sciopero dei lavoratori Amazon: chi vuole, può essere d’aiuto

Oggi è il giorno dello sciopero dei lavoratori Amazon: mai accaduto prima, in Italia non arriverà nessun pacco

Amazon sciopero (Fonte foto: web)

Non era mai accaduto: oggi Amazon si ferma in Italia. Lo fa attraverso i suoi lavoratori, stanchi del modo in cui vengono trattati. Per questo oggi, è meglio non attendersi l’arrivo dei pacchi da parte del gigante di Seattle. Controlli stressanti ed orari di lavoro ancora più logoranti, in più anche dal punto di vista fiscale, la macchina di Bezos non piace a tanti, in primis ai sindacati. Possiamo aiutare anche noi, non comprando per 24 ore sul colosso Amazon, come richiedono i 15mila driver e 9.500 magazzinieri, oggi scioperanti.

I lavoratori avanzano diverse richieste, soprattutto una contrattazione dei turni, maggiori controlli sui carichi lavorativi, l’inquadramento del personale, la possibilità di accedere a buoni pasto, la riduzione dell’orario dei driver, stabilizzazione dei tempi determinati e dei lavoratori interinali, una continuità di occupazione. Subito Amazon ha risposto tentando di calmare gli animi: Mettiamo al primo posto i dipendenti, offriamo loro un ambiente di lavoro sicuro, moderno e inclusivo, con salari competitivi, benefit e ottime opportunità di crescita professionale”.

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Sciopero lavoratori Amazon: il rischio se non cambiano le cose

I lavoratori già sotto contratto con la multinazionale, stanno spendendo il loro tempo anche per chi verrà dopo di loro. Infatti, intanto Amazon assume in Italia, dove sono disponibili altri 900 posti. Ma cosa pretendono gli attuali dipendenti di Amazon? Un esempio, sono le parole di Francesca Gemma, una trentenne che lavora per la società dal 2017 e che ha rilasciato un’intervista a Repubblica:

“Se dipendesse da me cambierei subito due cose, che sono davvero insostenibili: gli orari dei turni e la ripetitività del lavoro. Quando sei addetto al ‘piccaggio’, devi fare lo stesso movimento per otto ore, dentro una specie di gabbia. Non ci sono alternative. Nel giro di qualche giorno arrivano dolori alle braccia, alla schiena, alle ginocchia”.

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Ed ancora, la giovane dipendente, spiega a chi volesse farsi un’idea: “Il terzo giorno di lavoro una persona addetta al pick non riesce a camminare per il dolore alle gambe: altro che squat in palestra. Dopo un mese, invece, iniziano a far male i tendini dei polsi. Ogni tanto qualcuno sviene. Ecco, diciamo che l’infermeria è molto frequentata”.

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