Blocco del conto corrente, non solo un incubo: ecco quando può avvenire

Le pratiche di evasione fiscale, se riscontrate, possono portare al sequestro preventivo del conto corrente. La sentenza della Cassazione.

Blocco conto corrente
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Il nostro conto corrente, per quanto sia uno strumento sicuro per la conservazione dei nostri soldi, non è esente da eventuali ripercussioni fiscali. Esistono delle circostanze ben precise, infatti, nelle quali il blocco preventivo del nostro conto (e quindi del nostro denaro) costituisce una misura cautelativa. Legata a eventuali mancanze sul piano fiscale. Un procedimento che, dallo scorso 4 agosto, ha ricevuto il sostegno diretto anche dalla Corte di Cassazione, con la sentenza n. 30332.

Secondo quanto stabilito dai giudici, infatti, in caso di evasione fiscale commessa da un professionista iscritto o appartenente a un’associazione, il sequestro preventivo del conto è sempre legittimo. Un pronunciamento che, naturalmente, si poggia su un caso specifico per il quale gli ermellini sono stati interpellati. Quello di un professionista appartenente a uno studio associato accusato di evasione fiscale per conto di una srl.

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Conto corrente bloccato, quando può accadere: la sentenza

All’imputato, erano contesati i reati di omesso versamento Iva e dichiarazione fraudolenta, tramite fatture o documenti analoghi. Inizialmente, il gip aveva disposto il sequestro preventivo del conto corrente anche della società. In seguito, era stato inoltrato ricorso alla Corte Suprema. Tuttavia senza esito dal momento che la terza sezione aveva confermato le disposizioni del giudice delle indagini preliminari. Il punto, secondo i giudici, era l’irrilevanza del fatto che il sequestro fosse stato disposto su somme riconducibili agli aiuti per la situazione legata dal Covid.

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Secondo la Cassazione a ogni modo, come riferisce Ecnews, ha spiegato che “il conto intestato allo studio, è imputabile non a un soggetto giuridico, bensì alle persone degli associati“. Inoltre, “l’indagato era munito anche di delega ad operare sul conto, ragion per cui risultava nella piena disponibilità delle somme, sia per i poteri derivanti dalle deleghe, sia per ‘l’intraneità’ all’associazione professionale“. In sostanza, il sequestro preventivo resta un’opzione valida. Per quanto riguarda le modalità di verifica, il Fisco ne utilizza sostanzialmente due. Un’interlocuzione con gli istituti bancari (chiedendo quindi i documenti per i controlli su conto corrente) oppure accedere all’anagrafe dei conti.

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