Pensioni, senza soldi non si andrà da nessuna parte: i piani del Governo Meloni

La Riforma delle pensioni senza soldi non potrà essere messa in atto. Qual è il piano B di Giorgia Meloni e del nuovo esecutivo?

Risorse limitate significa una sola cosa, nessuna riforma dalla parte dei cittadini. I timori sono, dunque, che la Legge Fornero sia l’unica alternativa valutabile.

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Le richieste dei cittadini sono chiare, flessibilità in uscita dal mondo del lavoro e decurtazioni della pensione meno pesanti di quelle attuali. Per realizzare i sogni dei lavoratori, però, occorrono soldi. Soldi che mancano da tanti anni, prima con Monti e successivamente con Draghi. Poi si è aggiunta la pandemia a rilegare la questione “pensioni” in un angolo. E come se non bastasse si è aggiunto il conflitto tra Ucraina e Russia a spostare l’attenzione del Governo su problematiche più rilevanti. Ora che il 2022 giunge al termine, però, i lavoratori vogliono delle risposte soprattutto visto che a breve alcune misure attualmente attive scompariranno. Il 31 dicembre dell’anno in corso, infatti, scadranno Opzione Donna, l’APE Sociale nonché Quota 102. Come si andrà, dunque, in pensione nel 2023? Riaffiora l’incubo della Legge Fornero a far tramare gli italiani.

Pensioni nel 2023, cosa accadrà se mancano i soldi per la Riforma

L’onere delle decisioni spetta ora al nuovo Governo di centrodestra con Giorgia Meloni al comanda. La speranza dei lavoratori è che vengano introdotte formule di flessibilità convenienti per chi non intende lavorare fino ai 67 anni. Ricordiamo che la pensione di vecchiaia pensata nella forma attuale – 67 anni di età e 20 di contributi – rimarrà attiva fino al 2024 così come la pensione anticipata ordinaria con 41 anni e dieci mesi di contributi per le donne e 42 anni e dieci mesi per gli uomini.

Il timore è che mancando risorse adeguate nessuna misura flessibile verrà introdotta e ci sarà unicamente il ritorno della Legge Fornero. Le uniche opzioni, dunque, saranno le citate pensione di vecchiaia e pensione anticipata ordinaria insieme alla pensione per i precoci a cui si accede con 41 anni di contributi. Nessun aumento di età, però, ma neanche nessuna speranza per tanti lavoratori di lasciare il mondo del lavoro intorno ai 63/64 anni se non 58 (Opzione Donna).

Le proroghe ci saranno?

Se non dovessero esserci nuove misure almeno si spera nelle proroghe di quelle attuali ossia Quota 102, Opzione Donna e APE Sociale (rivolta a invalidi al 74% o più, disoccupati, caregiver che si occupano da almeno sei mesi di un familiare disabile e addetti ai lavori gravosi). L’ipotesi è che il Governo Meloni non avrà problemi a garantire la proroga delle ultime due misure citate dato che non richiede spreco di risorse.

I maggiori dubbi riguardano Quota 102. Ricordiamo che tale scivolo permette il pensionamento a 64 anni di età con 38 di contributi maturati entro il 31 dicembre 2022. La cristallizzazione del diritto permetterà ai lavoratori che raggiungono i requisiti entro la suddetta data di andare in pensione con Quota 102 anche nel 2023 o successivamente ma cosa accadrà a chi non li matura in tempo? Solo un’eventuale proroga permetterebbe loro di non attendere i 67 anni per lasciare il lavoro. Occorrerà attendere ancora pochi mesi per conoscere le novità o le conferme dell’anno nuovo.

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