Attenzione, ritirato un altro integratore per la presenza di ossido di etilene: l’incubo continua

Ossido di etilene trovato in un altro integratore. L’incubo dei prodotti contaminati sembra essere senza fine e i consumatori si chiedono quale sia la causa.

integratori ossido di etilene ritirati
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Ennesimo richiamo da parte del Ministero della Salute. Il prodotto incriminato è un integratore che sembrerebbe contenere ossido di etilene nell’estratto di bambù. I consumatori sono ormai da mesi bombardati da richieste di attenzione relative a tanti -troppi- prodotti acquistati. Dalla pasta al gelato, dal pesce allo yogurt, nessun reparto ha scampo e sono coinvolti anche gli integratori. Non è la prima volta, infatti, che articoli del genere vengono ritirati dagli scaffali di supermercati e farmacie. Contaminazioni alquanto pericolose sono state segnalate sia nel mese di luglio che di agosto. Anche a settembre è spuntato fuori un riscontro non positivo.

L’integratore con ossido di etilene ritirato, qual è e cosa contiene

L’ultimo richiamo effettuato dal Ministero della Salute riguarda un integratore di Vitamina C+ zinco acerola e manna di bambù del brand Ligne de Plantes. Il prodotto sembrerebbe contenere ossido di etilene all’interno della materia prima estratto do Bambusa arundinacea. L’articolo è messo in vendita con confezioni da 60 capsule – 4 blister da 15 capsule ciascuna – e il numero di lotto interessato è 21139B con scadenza nel mese di maggio 2024. 

La produzione è dell’azienda Hedelab SA, stabilimento sito a Mons, in Belgio, nel distretto di Ghlin in Route de Wallonie. L’articolo è commercializzato da Natura Service Srl. Qualora si sia proceduto all’acquisto occorrerà necessariamente non consumare il prodotto e restituirlo nei punti vendita.

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La lunga allerta senza fine

I consumatori sono ormai stanchi di questa continua allerta e dei ritiri dagli scaffali effettuati uno dopo l’altro. L’ossido di etilene è una sostanza molto pericolosa che può provocare gravi danni alla salute se assunta con continuità. Spesso l’allarme viene lanciato successivamente al consumo del prodotto incriminato, quando ormai il danno è fatto. Spiegazioni di tanti disagi non vengono date, l’aumento dei controlli e le direttive più rigide potrebbero essere un motivo di tante scoperte ma il problema andrebbe chiarito e risolto dal principio. Come ci finisce l’ossido di etilene nei prodotti più svariati, in tanti stabilimenti diversi e sparsi in tutto il mondo? Risolvendo il problema alla radice si impedirebbe che tante persone mettano a rischio la salute e sicuramente le autorità competenti si stanno muovendo in tal senso. Per ora attendiamo che l’incubo finisca e che “ossido di etilene” diventi un termine non più associato ai prodotti che ingeriamo.

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