Commessa perde 2.900 euro col phishing, dopo la truffa la beffa: “Colpa sua”

Brutte notizie per una sfortunata commessa che dopo aver perso 2.900 euro a causa di una truffa online si è ritrovata a dover fare i conti con una vera e propria beffa. Ecco cosa è successo.

Al fine di contrastare la diffusione del Covid ci viene chiesto di prestare attenzione a vari accorgimenti, come ad esempio il distanziamento sociale. Un periodo storico particolarmente complesso, che registra un utilizzo sempre più massiccio dei vari dispositivi tecnologi, come ad esempio smartphone e pc. A partire dai social network fino ad arrivare alle app di messaggistica istantanea, d’altronde, sono diversi i servizi che offrono la possibilità di comunicare con amici e parenti che si trovano in ogni angolo del pianeta. Tanti, quindi, i vantaggi, ma allo stesso tempo bisogna fare i conti con le possibili insidie.

Sempre più spesso alcuni cyber criminali decidono di organizzare delle truffe ad hoc, al fine di rubare i soldi del malcapitato di turno. Ne sono una chiara dimostrazione alcuni tentativi di truffa, come quella del finto buono Ikea da 250 euro, oppure delle assicurazioni online inesistenti. Ma non solo, a finire sempre più spesso nel mirino dei truffatori sono i correntisti, come ad esempio una sfortunata commessa che si è vista prelevare a sua insaputa ben 2.900 euro. Una truffa a cui, purtroppo, ha fatto seguito una terribile beffa. Ecco cosa è successo.

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Commessa perde 2.900 euro col phishing: cosa è successo

Ogni giorno, purtroppo, sono tanti i tentativi di raggiro a cui bisogna prestare attenzione. Lo sanno bene molti correntisti, nel Veneziano, che si sono visti svuotare il conto, anche per diverse migliaia di euro, dopo essere caduti vittima di un attacco di phishing. Tra questi una commessa che lavora nel centro storico a Venezia, che ha perso ben 2.900 euro. Come si evince da La voce di Venezia, lo scorso 13 novembre 2020 la donna ha ricevuto un sms sul cellulare attraverso cui è stata informata della sospensione dei servizi sulle utenze online per via di un mancato aggiornamento.

Al messaggio, quindi, è stato allegato un link che riporta ad un sito del tutto identico a quello della banca di riferimento. La commessa, purtroppo, ha cliccato sul link in questione e poco dopo ha ricevuto un altro messaggio dove le viene detto che degli ignoti hanno tentato di effettuare un accesso sull’Home Banking del suo conto corrente. Per questo motivo le viene chiesto di aggiornare i propri dati. Tenta più volte di accedere alla sua Home Banking tramite l’App della banca, la quale però risulta bloccata. Apre quindi il link inviatole e inserisce le proprie credenziali.

Solo in quel momento riesce a sbloccare l’app della banca, per poi ricevere una telefonata da parte di un finto operatore. Quest’ultimo contatta la commessa attraverso un numero verde associato al Servizio Clienti della banca, chiedendo conferma dei dati personali e di comunicare un codice appositamente inviato sul telefono. A quel punto la frittata è fatta, con la donna che inizia a ricevere messaggi di pagamenti effettuati, ma da lei non autorizzati. Ben sette transazioni attraverso cui i truffatori sono riusciti a prelevare ben 2.900 euro.

La banca prima rimborsa, poi si riprende i soldi

Il lunedì seguente la commessa decide di recarsi presso la banca e poi sporgere denuncia ai carabinieri. La banca ha quindi provveduto a riaccreditare momentaneamente la somma persa. A febbraio, però, alla fine dell’istruttoria, la banca ha ripreso i soldi in questione. Il motivo? “Non è possibile accogliere la richiesta di rimborso in quanto il movimento disconosciuto risulta essere stato effettuato con l’utilizzo di un supporto elettronico al quale è stata associata la sua carta, escludendosi ogni forma di clonazione“, si è giustificata la banca.

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La donna, quindi, ha deciso di rivolgersi a una società specializzata nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, che segue anche altri clienti della stessa banca, rimasti a loro volta vittima dello stesso tipo di truffa. È stato, quindi, presentato formale reclamo, mettendo in evidenza le falle nel sistema di sicurezza dell’istituto. La banca, però, con una lettera del 21 luglio ha ribadito la propria volontà di non voler riaccreditare le somme perse, con le vittime pronte a proseguire per vie legali.

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