Articolo 1834: la banca o la posta “acquista la proprietà” dei contanti, i nostri

Esistono dei casi in cui il titolare di un conto corrente bancario o postale perde la proprietà dei propri risparmi. Vediamo quando ciò accade e per quale motivazione

Conto corrente
Foto di loufre da Pixabay

Depositare il denaro guadagnato con il proprio lavoro presso le banche o le poste non è sicurezza assoluta. Può infatti capitare che si possa perdere la proprietà dei propri risparmi e che gli istituti a cui sono stati lasciati in giacenza possano impadronirsene.

Naturalmente ciò accade a determinate condizioni e non in maniera casuale solo per un mero capriccio degli operatori bancari e postali. Dunque, andiamo a vedere quando si creano i presupposti affinché si verifichi questa acquisizione. 

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Conto corrente: in quali frangenti il denaro in giacenza diventa di proprietà della banca o della posta?

Partiamo dai principi illustrati dal Codice civile che con l’articolo 1834 chiarisce la normativa riguardante il deposito di denaro in un istituto di credito. Questa disposizione chiarisce in che modo il depositario (la banca o la posta) acquisisce la proprietà dei contanti che il risparmiatore lascia sul conto.

Ciò può avvenire fino alla scadenza del contratto bancario. A quel punto il correntista può richiedere la restituzione delle somme in deposito. Il titolare può comunque recedere in qualsiasi momento e riappropriarsi dei propri risparmi anche prima che si concluda il rapporto con l’istituto postale o di credito.

In pratica fino a quando c’è un legame contrattuale il denaro in giacenza può essere riutilizzato, a patto però che quando le richieda le vengano concesse. A tal proposito è fondamentale l’articolo 1852 del Codice civile in cui è riportato che il correntista può disporre in qualsiasi momento delle somme a suo credito, a meno che non ci sia un termine di preavviso pattuito preventivamente.

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Probabile che le banche in alcune circostanze propongano soluzioni così che non si ritrovino mai in difficoltà nel momento in cui un cliente lecitamente richiede di accedere al proprio denaro. Insomma, niente paura, la proprietà della liquidità in giacenza può essere persa solo in via momentanea. 

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