Non solo Luana D’Orazio: le morti sul lavoro in Italia nel 2021

La tragica dipartita di Luana D’Orazio ha riacceso i riflettori sulla tematica delle morti sul lavoro. I dati del primo trimestre del 2021 non sono per niente incoraggianti 

Morti sul lavoro
Fonte Pixabay

L’Italia intera è ancora attonita per la prematura e sconvolgente morte di Luana D’Orazio lavoratrice di appena 23 anni, venuta a mancare durante il turno di lavoro presso l’azienda tessile per cui prestava servizio.

Un caso che ha avuto un risalto piuttosto importante vista la giovane età della vittima. Purtroppo però si tratta dell’ennesimo caso in tal senso e proprio a pochi giorni dalle celebrazioni della Festa dei lavoratori, sulla penisola italiana si abbatte nuovamente il “mostro” delle morti sul lavoro, fenomeno che sembra non arrestarsi mai.

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Morti sul lavoro: i dati relativi al primo trimestre del 2021

I dati raccolti dall’INAIL delle persone morte sul posto di lavoro nei primi tre mesi del 2021 non sono per niente confortanti. Anzi mostrano chiaramente una realtà agghiacciante e con un tendenza in aumento. Tra gennaio e marzo 2021 in Italia sono venute a mancare addirittura 185 persone, in media due al giorno. 

Davvero troppe, se si pensa il contesto di riferimento. Il posto di lavoro dovrebbe rappresentare una sorta di porto sicuro, dove poter esprimere a pieno le proprie capacità nell’esercitare un diritto-dovere imprescindibile per l’esistenza umana.

Facendo un raffronto con il 2020 sono 19 in più le morti sul lavoro registrate nello stesso arco temporale, con un incremento totale dell’11,4%. Il centro e il sud sono le aree in cui  si sono registrati il maggior numero di casi dove sono decedute rispettivamente 34 e 58 persone. Nel Nord-Ovest sono state 47 mentre nel Nord-Est 38.

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Per quanto concerne le singole regioni, la situazione peggiore è quella del Lazio con 12 casi in più rispetto allo scorso anno, mentre in Sicilia c’è stata una diminuzione, con 7 morti in meno. 

Nel computo vengono annoverate anche quelle avvenute per Covid qualora sia stato contratto sul posto di lavoro. La magra consolazione (se così la si vuole definire) è la registrazione di un numero inferiore di denunce di infortunio (-1,7%) e malattie professionali (-3,7%). 

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