Fondo perduto, il ventaglio largo: altre categorie rientrano nel beneficio

Tante proteste ma anche parecchi beneficiari: il contributo a Fondo perduto pensato per le Partite Iva arriva anche per i dipendenti e i pensionati.

Contributi fondo perduto
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Uno strumento che non ha mancato di provocare qualche critica il contributo a fondo perduto. Annunciato come la misura regina del Decreto Sostegni, il “ristoro” pensato per i titolari di Partita Iva ha costituito anche una delle voci più discusse. Durante e dopo il varo del Dl. Nel secondo caso, la questione ha riguardato più che altro la corposità dello stanziamento, ritenuta troppo esigua per sopperire al deficit di fatturato al quale gli autonomi sono andati incontro durante il 2020 e anche all’inizio del 2021. Non che sia stata una sorpresa: gli stanziamenti costituiscono rimedi tampone i quali, alla lunga, non possono comunque far fronte a quella che resta una delle recessioni più gravi degli ultimi decenni.

A ogni modo, nonostante le remore espresse e le proteste di piazza (ieri giornata campale a Montecitorio, dove si sono radunati ristoratori e commercianti per chiedere le riaperture), il Fondo perduto arriva per parecchi persone. La platea dei beneficiari, infatti, dalle Partite Iva si estende anche ad altre categorie. Estendendo di fatto il ventaglio anche al lavoro dipendente o a chi usufruisce di un reddito da pensione. Questo perché, proprio al fine di allargare il tutto, non viene tenuto in conto il reddito complessivo.

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Fondo perduto, il ventaglio largo:

Una novità non esattamente prevista. Il Decreto Sostegni, alla sua voce relativa al Fondo perduto, mette sotto l’ala anche chi, almeno in linea teorica, avrebbe meno bisogno di altri di accedere a strumenti di sostegno al reddito. Nell’elenco delle misure previste, infatti, non viene fatta menzione di esclusioni o limitazioni per coloro che non figurano fra le Partite Iva. I lavoratori dipendenti, quindi, sembrano rientrare a pieno titolo nell’agevolazione. Così come i pensionati, destinatari di una sorta di postilla che consente loro di essere parimenti fruitori di parte del fondo.

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Se l’ingresso è questione di requisiti, lo è anche l’esclusione dal contributo. Lo prevedeva già il Decreto Rilancio, che poneva fuori dai beneficiari coloro che operano negli organi e nelle amministrazioni dello Stato (inclusi quindi gli autonomi), gli intermediari finanziari e anche enti o persone fisiche i cui redditi vengono prodotti al di fuori di quelli d’impresa o del settore agrario. Fuori anche – e questa volta in merito al reddito percepito ma non solo – coloro che percepiscono ulteriori forme di agevolazioni. Ad esempio, i liberi professionisti con Partita Iva attiva al 23 febbraio 2020, così come i lavoratori dello spettacolo iscritti al Fondo pensioni. In pratica, se qualcuno entra è anche vero che qualcuno esce.

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