Buonuscite manager italiani: meglio essere licenziati che lavorare

Sono diversi i casi di imprenditori che negli anni hanno usufruito di laute buonuscite. Andiamo a scoprire insieme quali sono quelle che hanno fatto la storia d’Italia

Buonuscita
Fonte Pixabay

Quando si arriva a livelli importanti nel mondo manageriale oltre ad avere dei buoni guadagni, si può contare su delle buonuscite di non poco conto.

Denaro che può cambiare la vita e che fa vacillare le persone. Qualora si riscontra che la cifra da incassare è abbastanza vantaggiosa si può addirittura optare per l’abbandono del proprio posto di lavoro, anche se si tratta di un incarico di prestigio.

Per effetto di ciò andiamo a scrutare quali sono stati i businessman italiani che hanno ricevuto liquidazioni da capogiro. 

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Buonuscite, la top ten degli imprenditori italiani

Qualche anno fa fece scalpore l’uscita di scena di Flavio Cattaneo dalla Tim. L’amministratore delegato decise di lasciare l’azienda dopo appena un anno incassando 25 milioni di euro. Naturalmente non si tratta di un caso sporadico, ma di una prassi ormai consolidata.

A fare da apripista fu Cesare Romiti nel 1998 che lasciò la Fiat dopo 24 anni con una buonuscita di circa 105 miliardi di lire, più altri 99 miliardi per il patto di non concorrenza. Un totale che in euro equivale a 105 milioni. 

Nel 2001 fu il turno di Roberto Colaninno liquidato da Olivetti-Telecom con 25,8 milioni di euro a fronte di 25 anni di servizio. Un anno dopo Paolo Cantarella diede l’addio alla Fiat dopo 25 anni a fronte di 20 milioni di euro più 1,35 milioni ogni anno.

La prima decade del 2000 fece registrate anche gli addii illustri di Riccardo Ruggiero a Telecom Italia dopo 6 anni e di Alessandro Profumo ad Unicredit dopo 12 anni. Per il primo buonuscita di 18 milioni di euro mentre per il secondo di 40,4 milioni di euro. Da menzionare anche la fine della “relazione” tra Matteo Arpe e Capitalia con 37,4 milioni di euro di liquidazione per circa 7 anni di servizio.

Nel 2011 ci fu invece il divorzio tra Cesare Geronzi da presidente di Generali. Un anno di incarico gli valsero 65 milioni di euro di benservito. Appena 3 anni dopo l’Italia intera rimase attonita di fronte alla separazione tra Luca Cordero di Montezemolo e la Ferrari dopo 13 anni di successi e soddisfazioni. Incassò una cifra vicina ai 30 milioni di euro. 

Altri due top manager italiani che fecero le loro fortune con ingenti liquidazioni furono Andrea Guerra nel 2014 (11,4 milioni di euro dopo l’abbandono a Luxottica) e Giovanni Bazoli nel 2016 (15 milioni di euro dopo 25 anni a Banca Intesa dove ha ricoperto anche l’incarico di presidente).

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