Il clochard morto a Milano era ricco: ecco quanto vantava sul proprio conto

Una storia incredibile quella di Umberto, un clochard trovato morto nei pressi della stazione di Porta Garibaldi. Vantava diversi possedimenti eppure viveva come un nullatenente 

Clochard
Fonte Pixabay

Ha destato molta tristezza la storia di Umberto Quintino Diaco, clochard 75enne trovato senza vita lo scorso 28 gennaio a Milano vicino la stazione di Porta Garibaldi. Viveva in una “capanna” composta da cartoni e teli, ma non gli è bastata per sopperire al freddo pungente dell’inverno meneghino.

A destare stupore è il suo vissuto a fronte delle le sue possibilità economiche, che gli avrebbero consentito di poter vivere decisamente meglio e magari chissà di poter essere ancora in vita. Umberto emigrato dalla Calabria a soli 17 anni nel corso della sua vita aveva prodotto molto, ma a quanto pare non era ciò che desiderava.

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I possedimenti e la storia del clochard morto a Milano

Da un’indagine condotte nei giorni successivi alla sua dipartita è venuta alla luce una situazione economica decisamente prosperosa. Il clochard infatti poteva vantare addirittura 100mila euro sul proprio conto corrente bancario e inoltre era proprietario di un immobile situato nella sua terra natia e di due furgoni con regolare assicurazione. 

Ma non finisce qui. Poteva contare anche su una pensione tedesca da 750 euro al mese su titoli azionari per un valore di 19mila euro. Qualcosa di inspiegabile se si pensa che viveva per strada è che si appoggiava alla Caritas ambrosiana solo per ricevere la posta.

Grazie a questa corrispondenza gli investigatori hanno scoperto la “vita parallela di Umberto” che aveva tagliato i ponti con la sua famiglia nonostante i vari tentativi di ricerca effettuati dai parenti. 

Voleva vivere da solo e senza nulla. Il motivo di questa scelta non lo sapremo mai, ma stona decisamente con quanto sta accadendo nel mondo ultimamente. Una vicenda che lascia perplessi e che al tempo stesso lascia trasparire quanto i beni materiali da soli non servano per soddisfare la felicità umana. 

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