Lavoro a 32 ore settimanali, la nuova idea delle aziende per il post covid

L’idea del lavoro a 32 ore settimanali è stata già provata negli Stati Uniti e in Nuova Zelanda con risultati piuttosto soddisfacenti. Potrebbe essere la frontiera lavorativa del futuro? 

Lavoro a 32 ore settimanali
Fonte Pixabay

Il covid-19 ha avuto delle pesanti ripercussioni anche sulle modalità di lavoro delle persone. Tra riduzione degli orari lavorativi, smart working, cassa integrazione ed altro lo scenario che si prospetta quando tutto finirà sarà completamente differente.

Molte aziende infatti sono già al lavoro per cercare di trovare delle soluzioni che possano rispondere anche alle esigenze dei dipendenti, come ad esempio la riduzione dello stress e l’aumento del tempo libero. Tutto però senza intaccare la produttività, che ovviamente rimane l’elemento preponderante.

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Lavoro a 32 ore settimanali: esperimenti positivi e perplessità a confronto

In tal senso il sentiero tracciato è quello di ridurre l’orario di lavoro da 40 a 32 ore settimanali con il lavoro in presenza dal lunedì al giovedì. Le opzioni per garantire le finalità aziendali e il medesimo guadagno per i lavoratori sono sostanzialmente due: la prima prevede un’ora di lavoro in più al giorno per le mansioni manuali, o in alternativa per altri tipi di occupazione (come quelle in ufficio) lo smart working il venerdì.

Negli Stati Uniti, nella fattispecie nel Colorado sono già partiti le sperimentazioni di questo nuovo orario di lavoro, così come anche in Finlandia e Nuova Zelanda. A trarne giovamento oltre ai diretti interessati, sono anche i settori trainanti come ad esempio il turismo (avendo più tempo libero, si possono organizzare weekend lunghi).

Rimane però l’interrogativo circa la possibilità di riuscire a svolgere il lavoro settimanale avendo a disposizione un giorno in meno. Certo, riposare di più consente di avere maggiore lucidità per affrontare le giornate lavorative. Bisogna però considerare anche il cliente. Riuscirà a comprendere le chiusure di venerdì? Vedremo. Nel frattempo però la novità impazza e in molti si augurano che in Italia si possa seguire questa direzione.

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