Assegno Unico, importi e maggiorazioni: c’è da sorridere, cosa cambia nel 2023

L’Assegno Unico Universale (AUU) è stato rinnovato anche per il 2023 con alcune variazioni volte a migliorarne l’apporto ai nuclei familiari.

Nato come strumento di convergenza fra misure differenti, l’Assegno Unico Universale (AUU) ha fin qui ottenuto tutto sommato i risultati sperati, in termini di erogazione, oltre che di richieste.

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L’osservatorio INPS dedicato, ha infatti evidenziato come, solo nei primi 11 mesi del 2022, le domande pervenute siano state 6.134.827, in riferimento a 9.366.580 figli. Un dato significativo, che dà il peso sia della spesa effettuata che del buon esito dell’Assegno Unico come strumento unitario per ben quattro misure di sostegno adottate fino a gennaio 2022. Del resto, l’introduzione del beneficio era stata pensata proprio in un’ottica di riforma degli strumenti a sostegno delle famiglie e della natalità, disponendo una sola e principale prestazione sociale rivolta a tali prerogative. Con un calcolo approssimato, da parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze, di circa 20 miliardi all’anno. L’obiettivo principale, come in ogni contesto di riforma incentrata sul sistema di sussidi, era il superamento delle logiche discriminatorie, in termini qualitativi, sui redditi.

L’accantonamento degli Assegni nazionali familiari (ANF) era stato disposto proprio nell’ottica di una risoluzione di un nodo di sistema, che di fatto premiava maggiormente le famiglie con reddito derivante da lavoro dipendente. Per una volta, l’operazione di equiparazione sembra aver funzionato. Basti pensare che, secondo i dati del MEF, il numero delle famiglie beneficiarie degli ANF si attestava a 3.804 (totale nuclei x 1000), per un 54% complessivo di copertura. Cifra passata a quasi il 100% con la riforma del sistema di sostegno, in grado di raggiungere 7.058 nuclei familiari. Ora, al secondo anno di funzione piena, qualche novità per il 2023 appena iniziato è stata disposta.

Assegno Unico, gli importi del 2023: tutte le novità previste

Misura confermata in Legge di Bilancio 2023, la prima del Governo Meloni, l’Assegno Unico andrà a prevedere qualche novità per l’anno in corso. Non tanto nella sostanza, piuttosto nella forma. Importi e maggiorazioni saranno calcolati sul sistema di rivalutazione previsto per legge, con adeguamento indirizzato ai nuclei familiari più numerosi, con figli piccoli e/o di disabili. Un intervento mirato, volto al sostegno del welfare e a un più preciso indirizzamento delle misure di rafforzamento della misura. Senza contare che, a partire dal prossimo 1 marzo, l’INPS procederà al pagamento in automatico dell’importo spettante a tutti i nuclei familiari che già usufruiscono della misura. Una domanda ex novo dovrà essere presentata esclusivamente da chi beneficerà per la prima volta dell’AUU, mentre coloro che dovranno comunicare variazioni potranno aggiornare la propria istanza tramite la piattaforma online.

Attenzione alle tempistiche: le mensilità dei primi due mesi del 2023, infatti, saranno calcolate sulla base dell’ISEE dell’anno precedente, mentre dal mese di marzo sarà necessaria la presenza di un ISEE con riferimento al 2023. Questo significa che, qualora entro febbraio non fosse presente una nuova dichiarazione del proprio status reddituale, l’erogazione avverrà sulla base degli importi minimi. Con la possibilità di ottenere il conguaglio degli arretrati qualora la certificazione fosse presentata entro il successivo 30 giugno 2023. Per tutti coloro che aggiorneranno la dichiarazione reddituale entro il 28 febbraio, inoltre, sarà previsto l’adeguamento già dal primo mese utile (quello di marzo).

Importi standard per il 2023

Per quanto riguarda gli importi, le erogazioni avverranno in base alle tabelle indicative delle mensilità relative agli AUU. Per il 2023, si procederà con importi di base sui componenti del nucleo familiare e all’ISEE di riferimento. Con relative maggiorazioni a seconda dei casi.

  • ISEE fino a 15 mila euro: 175 € per ogni figlio minorenne; 85 per figlio maggiorenne fino a 21 anni e 85€ per ogni figlio disabile dai 21 anni in su;
  • 20 mila euro: 150€ (figlio minorenne), 73€ (maggiorenne fino a 21 anni), 73€ (disabile dai 21 anni in su);
  • 25 mila euro: 125€ (figlio minorenne), 61€ (maggiorenne fino a 21 anni), 61€ (disabile dai 21 anni in su);
  • 30 mila euro: 100€ (figlio minorenne), 49€ (maggiorenne fino a 21 anni), 49€ (disabile dai 21 anni in su);
  • 35 mila euro: 75€ (figlio minorenne), 37€ (maggiorenne fino a 21 anni), 37€ (disabile dai 21 anni in su);
  • da 40 mila euro: 50€ (figlio minorenne), 25€ (maggiorenne fino a 21 anni), 25€ (disabile dai 21 anni in su).

Le maggiorazioni

Sono inoltre previste maggiorazioni su base ISEE per i nuclei numerosi (dal terzo figlio in poi) e per ciascun figlio in caso di genitori entrambi lavoratori. Ripartite in tal modo:

  • ISEE fino a 15 mila euro: 85€ e 30€;
  • 20 mila euro: 71€ e 24€;
  • 25 mila euro: 57€ e 18€;
  • 30mila euro: 43€ e 12€;
  • 35mila euro: 29€ e 6€;
  • da 40mila euro: 15€ e 0€.

Infine, per quel che riguarda le maggiorazioni previste indipendentemente dall’ISEE, spetteranno per ciascun figlio in caso di madre con meno di 21 anni (20 euro) e per i nuclei con 4 o più figli (100 euro). Importi di maggiorazione anche in riferimento a condizioni di disabilità. Nello specifico:

  • 105€ per figlio minorenne non autosufficiente;
  • 95€ per figlio minorenne con disabilità grave;
  • 85€ per figlio minorenne con disabilità media;
  • 80€ per figlio maggiorenne con disabilità.

Si tratta di maggiorazioni indipendenti dall’ISEE ma crescenti a seconda del grado di disabilità.

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