Indennità di vacanza, c’è chi esulta: a chi spetta l’aumento in busta paga

Se la pensione usufruisce dei tassi di rivalutazione, per i dipendenti arriva in aiuto l’indennità di vacanza (contrattuale). Ecco cos’è.

 

Il costo della vita si rivaluta in base ai tassi di inflazione. Il che, naturalmente, proietta le spese a livelli più alti, senza che si riesca a farvi fronte tramite adeguate revisioni dei propri redditi.

Indennità di vacanza busta paga
Foto © AdobeStock

Questo, almeno, in buona parte dei casi. Alcune situazioni, infatti, permettono ai contribuenti di beneficiare di un plus in busta paga oppure sul proprio assegno di pensione. Il che, naturalmente, rappresenta un aiuto commisurato a quello che, in base ai rilevamenti, è l’aumento stimato del costo della vita. Il problema, infatti, è che a fronte dell’incremento dei costi non corrisponde quello degli stipendi e arrivare alla fine del mese potrebbe risultare per molti una mission impossible. Occhio quindi a non lasciarsi sfuggire gli eventuali aumenti sul compenso a cui potremmo avere diritto. Il Bonus 200 euro, ad esempio, è destinato a una larga fetta di contribuenti, pur con qualche esclusione eccellente.

Altre agevolazioni intervengono con la rivalutazione degli assegni pensionistici in base al costo della vita, con aumento proporzionato all’incremento delle spese necessarie al sostentamento. In questo quadro non rientrano solo i costi degli approvvigionamenti ma anche quelli delle utenze. Gli stipendi, in tutto questo, restano fuori dal quadro delle rivalutazioni. E i dipendenti possono augurarsi un aumento esclusivamente in caso di rinnovo del Contratto Collettivo di riferimento. Il che, il più delle volte, richiede tempi piuttosto lunghi. In questo senso, potrebbe essere interessante sapere che, per qualcuno, sono in arriva rafforzamenti in busta paga fra 52 e 169 euro.

Indennità di vacanza: cos’è e a chi spetta davvero

Il riferimento sono i lavoratori ma non tutti. L’obiettivo è sgravare di alcuni costi coloro che non sono riusciti a ottenere il rinnovo del contratto. Per questo l’agevolazione viene definita indennità di vacanza, con riferimento alla cosiddetta “vacanza contrattuale” che il lavoratore si ritrova ad affrontare. L’agevolazione viene disposta per tutelare il potere d’acquisto dello stipendio e, per questo, non può essere corrisposta oltre un certo periodo di tempo. Nel momento in cui il contratto collettivo sarà rinnovato, la prestazione cesserà di essere fornita. Un chiarimento necessario visto che i soldi non saranno corrisposti per ottemperare alle spese delle ferie. La Pubblica amministrazione prevede una sorta di soluzione lenitiva per consentire a chi attende ancora il rinnovo del Ccnl di ottenere una vera e propria indennità. Corrisposta a partire dall’aprile successivo alla scadenza del contratto, fino al rinnovo dello stesso.

Chi ne usufruisce già adesso, sta percependo un aumento lordo fra 4 e 8 euro al mese, quindi da 52 a 104 all’anno. Un ulteriore scatto ci sarà nel mese di luglio, quando l’importo arriverà a raggiungere una quota fra 7 e 13 euro, salendo quindi a un corrispettivo complessivo compreso fra 91 e 169 euro l’anno. Aumenti leggermente superiori per chi ricopre cariche dirigenziali, fino a 17 euro al mese. Se l’indennità di vacanza non fosse riconosciuta, al lavoratore spetteranno gli arretrati dell’aumento, fin dalla data di scadenza del contratto. Da tale somma, andranno scorporate le cifre degli arretrati qualora, nel periodo di scadenza, l’indennità fosse stata percepita regolarmente.

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