Carburante a 3 euro, i consumatori tremano: fin dove può arrivare la crisi

Il conflitto in Ucraina investe i mercati e provoca le prime impennate sui costi del carburante. La prospettiva dei 3 è tutt’altro che da scartare.

 

Guerra in Ucraina e autotrasportatori in sciopero. Per leggere i numeri della crisi del carburante non c’è bisogno di ricorrere alle analisi geopolitiche. Basta alzare gli occhi sulle insegne luminose dei distributori.

Costo carburante
Foto © AdobeStock

Di prezzi così alti non se ne vedevano da un pezzo. E la crisi russo-ucraina rischia di metterci il carico definitivo. Negli ultimi giorni, le quotazioni internazionali di benzina e gasolio hanno toccato vertici da capogiro, arrivando all’equivalente di cinque centesimi al litro. E, a fronte di questo, gli indicatori del prezzo al litro potrebbero aggiungere addirittura qualche numero. Difficile prevedere quanto saliranno i prezzi. Il timore dei consumatori è che i costi raggiungano quota 3 euro, ipotesi estrema ma nemmeno troppo campata in aria se si pensa che, al momento, i soli rincari dovuti alle scorie della crisi pandemica li hanno spinti nei pressi dei 2 euro al litro. Forse l’idea di fare il pieno in queste ore non è del tutto sbagliata.

Naturalmente, i prezzi rincarati riguardano sia la benzina che il gasolio. E l’aumento rischia di essere una costante nei prossimi mesi. Lo sciopero degli autotrasportatori, dovuto proprio all’aumento dei costi del carburante, ha provocato scompiglio nei supermercati, alcuni dei quali rimasti per due giorni con gli scaffali vuoti. Nel frattempo, la crisi ucraina ha rimescolato le carte sul piano della ripresa economica. E, anche se la speranza di una cessazione del conflitto in breve tempo dovesse avverarsi, gli effetti dell’aggressione russa all’Ucraina si faranno sentire ancora a lungo. Del resto, come ha detto il cancelliere tedesco Olaf Scholz, nulla sarà più come prima in Europa.

Carburante rincarato, le prospettive su benzina e gasolio

I principali distributori di carburante fanno i conti con la crisi al pari degli altri settori. Q8, ad esempio, dallo scoppio della guerra ha alzato il prezzo al litro di 3 centesimi, sia sulla benzina che sul gasolio. Tamoil ha toccato un +0,01. In generale, l’aumento viaggia su una media sui 2-3 millesimi al litro, sia per il servito che per il self service. Nemmeno con quest’ultima opportunità si risparmia più di tanto. La benzina, al momento, si attesta a 1,859 euro al litro per il self, mentre il diesel difficilmente scende sotto quota 1,733. Proporzionale ma impietoso il confronto con il servito: la benzina si attesta 1,986 euro al litro di media, mentre il diesel tocca quota 1,865 (1,915 per le compagnie, 1,770 per le pompe bianche). Poco meglio con il Gpl, con uno 0,818 euro al litro, invariato sia per le compagnie (0,825) che per le pompe bianche (0,810). Il metano si attesta invece a 1,776 euro/kg per il servito.

E’ sempre difficile tradurre in numeri gli effetti di una guerra. Tuttavia, gli indicatori del prezzo del carburante rendono l’idea di come una crisi militare e geopolitica possa fare altrettanti danni di una pandemia (peraltro ancora in corso). A conti fatti una follia. Come ogni conflitto, sia sul piano umanitario che economico. L’impatto delle mire espansionistiche russe potrebbe costare anche più caro se si considera che la guerra in Ucraina ha già provocato l’arrivo in Europa di migliaia di profughi. La sensazione è che la benzina a 3 euro (ipotesi tutt’altro che da scartare purtroppo) potrebbe finire fra le conseguenze meno dure. La somma delle conseguenze portate dalle sanzioni potrebbe finire su numeri astronomici.

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