Pensioni, scatta la revoca: per chi si svuota il salvadanaio

Presentare la documentazione idonea al mantenimento degli assegni per le pensioni di inabilità è fondamentale. In caso contrario si rischia al revoca.

 

Le verifiche sulle pensioni saranno intensificate. Specie per coloro che ricevono gli assegni risiedendo però in Paesi esteri. Una mossa dell’Inps per evitare potenziali sprechi.

Revoca assegni pensione
Foto da Pixabay

I pensionati all’estero, tuttavia, non saranno gli unici a dover fare i conti con i controlli dell’Istituto. Alcune prestazioni economiche, infatti, saranno sottoposte a un’approfondita verifica e, qualora risultassero irregolarità, si potrebbero manifestare le condizioni per una revoca degli assegni. In realtà non si tratta di una vera e propria novità. Alcuni pensionati, infatti, sono tenuti per legge a presentare delle specifiche certificazioni in grado di comprovare che i requisiti per i quali ricevono l’assegno pensionistico continuino a sussistere. In sostanza, devono dimostrare di essere effettivamente fra gli aventi diritto.

Capita, ad esempio, con chi percepisce pensioni di assistenza o di inabilità civile. I quali, secondo quanto disciplinato dalla Legge 118/1971 (art. 12), devono comunicare l’effettiva sussistenza dei requisiti economico-sanitari all’Inps. Il quale, a sua volta, è tenuto a informare gli stessi circa la necessità di produrre i documenti in questione. I titolari di trattamenti simili dovranno quindi inviare obbligatoriamente certificati o documentazione specifica che attesti l’esistenza di quei requisiti che hanno determinato l’accesso alla pensione. Una procedura determinata da un preciso iter amministrativo.

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Pensioni, quando scatta la revoca

In caso di omissione, le conseguenze potrebbero essere pesanti. Prima la sospensione, quindi la revoca degli assegni nel momento in cui le documentazioni richieste non dovessero essere prodotte. Anche perché esistono dei termini da rispettare, indicati dall’Inps stesso. Inoltre, i requisiti saranno vigenti anche in fase di prima richiesta, legati non solo al proprio stato di salute ma anche reddituale. Senza contare che, in caso di invalidità parziale e totale, l’accesso agli assegni di pensione sarebbe solo una delle indennità concesse. All’assegno mensile ordinario, infatti, potrebbe affiancarsi anche la pensione di inabilità Inps. Per il quale, al fine della presentazione dell’istanza, al requisito economico andrà indicato anche lo stato di invalidità in modo certificato.

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La procedura di accertamento Inps è affidata a una apposita commissione medica, la quale svolgerà una prima parte di verifica sanitaria e una seconda amministrativa. Quest’ultima è determinata dalle soglie di reddito previste. Ad esempio, per i titolari di pensioni di inabilità la cifra fissata si attesta a 16.982,49 euro, mentre chi percepisce l’assegno per invalidi civili o la pensione di invalidità, non dovrà superare un reddito annuo personale di 4.931,29 euro. Il raffronto avverrebbe con i dati che l’Inps andrebbe ad attingere da quelli dichiarati dagli stessi contribuenti. Non inviando la dichiarazione, scatterebbero le conseguenze previste: chi non invia la comunicazione entro 4 mesi incorrerebbe nella possibile sospensione dell’assegno, con avviso tramite raccomandata A/R. Entro i 60 giorni successivi, il contribuente dovrà rimediare. In caso di inadempimento, si applicherà la sospensione vera e propria. Trascorsi ulteriori 120 giorni senza notizie, l’Inps procederà alla revoca, con comunicazione sempre tramite A/R.

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