Progetto alla Dorian Gray: Bezos finanzia la start-up che ferma l’invecchiamento

Il fondatore di Amazon, Jeff Bezos, investe 3 miliardi nel progetto di Altos Labs per la riprogrammazione cellulare. Nella squadra anche due Nobel.

 

Lo sviluppo industriale di fine Ottocento aveva aperto una finestra bifronte sulle potenzialità della tecnologia. Da un lato la meraviglia, dall’altra il timore di un avvicendamento fra uomo e macchina.

Jeff Bezos app invecchiamento
Foto © GettyImages

La letteratura di quel periodo, specie nell’Inghilterra Vittoriana, mise in evidenza i lati oscuri (o presunti tali) del progresso. Qualcuno, come Charles Dickens, andò più sul concreto, volgendo lo sguardo, anziché sull’operosa City, sulle sponde del Tamigi, dove gli opifici erano attorniati dai quartieri operai, poveri e degradati. Altri, invece, decisero di descrivere in modo più fantasioso le possibili derive distopiche di uno sviluppo entusiasmante ma, al tempo stesso, troppo preponderante da poter andare fuori controllo. Oggi, per certi versi, ci si pone le stesse domande. Ma la società è decisamente più abituata alle novità, così come all’eccentricità dei grandi poli magnetici della tecnologia.

Per questo il lavoro del fondatore di Amazon, Jeff Bezos, sembra non stupire più di tanto. E non si parla dei progressi sempre maggiori della sua creatura, Amazon, regina assoluta dell’e-commerce e vera porta dimensionale verso il futuro. Specie durante la pandemia. L’ultimo progetto del vate dello sviluppo tecnologico riguarda qualcosa che, in effetti, ha un che di ottocentesco. Un finanziamento alla start-up Altos labs, californiana di Redwood City, il cui obiettivo è contrastare l’invecchiamento attraverso tecniche di riprogrammazione cellulare. Qualcosa alla Dorian Gray applicata però alla scienza del Duemilaventi. Avveniristico, persino per i tempi odierni.

Jeff Bezos approda in Sardegna: lo yacht è da Mille e una notte

Bezos e la start-up anti-invecchiamento: il progetto

In questo caso, parlare di cifre sarebbe quasi superfluo. Per la cronaca, comunque, Bezos avrebbe convogliato (per il momento) ben 3 miliardi di dollari nelle casse di Altos Labs per incentivare la ricerca sullo stop all’invecchiamento. Un progetto che rispecchia una sorta di desiderio ancestrale dell’uomo (anche se in una fase dell’evoluzione che ha già allungato sostanzialmente le aspettative di vita) e che avrebbe spinto Bezos a chiamare a raccolta alcune delle menti più importanti, fra scienziati, manager e ricercatori. Addirittura due Nobel avrebbero risposto alla chiamata, attratti dall’ambizioso progetto. In effetti, dovesse avere successo, una ricerca simile potrebbe aspirare a un riconoscimento internazionale come i premi di Stoccolma. Meglio andarci piano però.

Jeff Bezos, dallo spazio all’impegno sociale: ecco il gesto altruista del miliardario

In un’epoca in cui i turisti vanno nello Spazio e la ricerca esplora nuove frontiere, ritrovarsi di fronte a uno studio che mira a “riprogrammare” le cellule invertendone di fatto il ciclo vitale appare lo stesso come qualcosa di futuristico. Anche se, a quanto sembra, l’obiettivo non è tanto allungare la vita in senso generico, quanto prevenire delle malattie che si manifestano tipicamente in età avanzata. Certo, per ora è tutto sul piano teorico. Gli effetti a lungo termine sugli individui sono il punto focale della ricerca e, per ora, sono tutti da determinare. C’è da dire che, se fosse confermato, Bezos starebbe beneficiando dell’aiuto di due pezzi da novanta come il medico giapponese Shinya Yamanaka, Nobel nel 2012 proprio per i suoi studi sulla riprogrammazione cellulare, e la chimica Jennifer Anne Doudna, premiata nel 2020 per il contributo alle tecniche di modificazione del genoma. In pratica, il progetto sarebbe tutt’altro che un’eccentricità da miliardario.

Gestione cookie