Credevano di investire in oro: evaporati i soldi dei risparmiatori

La Guardia di Finanza di Ancona e Fabriano smaschera un’organizzazione che truffava secondo lo schema Ponzi. Niente lingotti d’oro ma soldi spariti.

Oro soldi truffa
Foto © AdobeStock

L’attenzione sempre più elevata sulle truffe online non deve far calare l’attenzione sul resto del… mondo. Specie se si è deciso di investire sul settore dell’oro. Un ambito complesso, potenzialmente remunerativo ma anche estremamente rischioso se non ci si affida ai canali giusti. Un esempio piuttosto calzante di trasformazione del rischio in pericolo concreto arriva da un’indagine della Guardia di Finanza di Ancona e Fabriano, che ha smascherato un’organizzazione creata allo scopo di attirare dei risparmiatori prospettando guadagni facili con una semplice somma da versare per l’ingresso in una società. Un’operazione illecita messa in piedi fra Italia e Svizzera, con tanto di collaboratori incaricati di fare da “reclutatori”. Al vertice, un fabrianese residente in terra elvetica, identificato dalle Fiamme Gialle come la “mente” dell’intero ingranaggio.

Una sorta di meccanismo piramidale secondo lo stile dello schema Ponzi (il sistema truffaldino ideato dall’italiano Charles Ponzi che promette guadagni agli investitori a scapito di altri) che, a quanto pare, coinvolgeva almeno altre 10 persone. Tutte sono state denunciate al termine del periodo di indagine, imbastita a seguito di una verifica sulla circolazione di capitali a Ponte Chiasso. A supporto degli inquirenti, i rapporti bancari analizzati (quasi 400) dai finanzieri, che avevano reso evidente il coinvolgimento dell’uomo in un’organizzazione vera e propria. I rapporti riguardavano movimenti non solo in Italia ma anche nel Regno Unito, negli Emirati Arabi Uniti e in Austria.

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Truffa dei falsi investimenti: niente oro ma i soldi sparivano

Il leitmotiv della truffa era semplice quanto pericoloso: agli investitori si prometteva l’utilizzo del denaro per l’acquisto di lingotti d’oro o di alberi di Paulonia (il cui legno viene frequentemente utilizzato per la mobilia), in base alle somme investite. Inoltre, il teatrino prevedeva una visita guidata presso uno degli uffici dell’organizzazione, in Svizzera, dove gli adescati erano invitati singolarmente e su appuntamento. Lì, era mostrato una sorta di caveau con tanto di cassette di sicurezza e lingotti d’oro, così da rinsaldare l’apparente autorevolezza dell’organizzazione. La mostra del caveau, in molti casi, invogliava l’investitore a immettere anche somme ulteriori oltre alla quota di partenza che, per chi sceglieva l’oro, era di 10 mila euro più multipli. Per la Paulonia, invece, si prometteva il riconoscimento annuale di un profitto tramite cedole, con quota di ingresso di 7.500 euro.

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Tuttavia, secondo quanto appurato dalle Fiamme Gialle, le piante era vendute in modo fittizio, mentre l’investitore era invitato a contattare altre persone per prospettare le medesime condizioni di guadagno. Per ogni persona in più portata, si prometteva una percentuale bonus. Niente di tutto questo, chiaramente, corrispondeva a verità. L’organizzazione, una volta riconosciute le commissioni a chi aveva proposto nuovi investitori, sottraeva gli importi anziché elargirli. Almeno 170 persone sono rimaste impigliate nella rete, in una serie di truffe andate avanti almeno per oltre cinque anni a residenti nelle province di Ancona, Fermo e Macerata. Non solo normali impiegati ma anche professionisti e dipendenti pubblici finivano nella truffa dell’oro, perdendo somme pari anche a 100 mila euro. Le operazioni finanziarie avrebbero fruttato perlomeno 6 milioni di euro.

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