Inps, tre anni di assegni arretrati: basta un ricalcolo contributivo

L’Inps liquiderà nel 2022 gli arretrati pensionistici del triennio appena trascorso. Occhio alle scadenze del diritto: liquidazioni precedenti non saranno accolte.

Inps arretrati 2022
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Il 2022 appena iniziato ha reso chiare alcune nuove strategie sul piano sia fiscale che contributivo. Il Governo cercherà di incentivare i pagamenti tracciabili e di riattivare al meglio il tessuto occupazionale riducendo man mano il ricorso al Reddito di Cittadinanza. Discorso a parte per le pensioni, che conosceranno una vera e propria riforma solo il prossimo anno. Per il momento, però, alcuni contribuenti potranno far leva sui ratei pensionistici più elevati che nel corso dell’anno dovrebbero essere erogati. Un compendio che riguarderà tuttavia solo una schiera di pensionati, ai quali non sarà nemmeno richiesto di inviare delle segnalazioni all’Istituto di previdenza sociale. In alcuni casi, infatti, è l’Inps stesso a erogare delle spettanze, senza che il beneficiario ne faccia apposita domanda.

Qualora fosse necessaria, tuttavia, è bene ricordare che l’eventuale omissione di alcuni documenti potrebbe comportare la sospensione della pensione per un periodo di due mesi. In questi casi, la consulenza di un Patronato potrebbe essere utile per evitare di incorrere in sanzioni piuttosto fastidiose. A ogni modo, per quanto riguarda gli arretrati senza richiesta, nel 2022 si tratterà di un triennio destinato ad alcuni contribuenti, ai quali l’Inps trasmetterà i soldi in virtù di un particolare ricalcolo contributivo. Quello richiesto a seguito del riscontro di alcuni errori nell’estratto conto previdenziale.

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Inps, liquidazione degli arretrati: ecco a chi spetterà

E’ tutt’altro che infrequente il manifestarsi di alcune incongruenze sull’estratto conto che riporta la storia contributiva di un cittadino. In particolare, l’errore potrebbe essere notato in un mancato riconoscimento di periodi di contribuzione, tale da provocare una riduzione degli importi percepiti. Stesso discorso per le imposte da versare, anche se in questo caso si tratta più di agevolazioni che di benefici economici, i quali peraltro non scattano nemmeno in automatico. Ben diverso il discorso per i periodi di contribuzione, la mancanza dei quali potrebbe essere notata anche a seguito della liquidazione del trattamento previdenziale. In alcune circostanze sono i contribuenti a rendersene conto, segnalando la problematica direttamente all’Inps. Altre volte sarà lo stesso ente a provvedere a regolare i conti.

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Il titolare di un trattamento che riscontri eventuali discrepanze, potrà quindi inviare una segnalazione direttamente agli uffici Inps, per richiedere la ricostituzione della pensione. L’ammontare dei ratei verrebbe quindi pareggiato con l’erogazione degli arretrati. L’unica variabile da tenere in considerazione è la scadenza del diritto ai ratei arretrati, la cui restituzione varrà unicamente nel triennio precedente alla domanda. Una norma regolamentata dal Decreto legislativo 98/2011 (art. 38): in pratica, qualora l’errore di calcolo sia riferito a un periodo precedente al triennio appena trascorso, l’Inps non potrà accogliere la richiesta di liquidazione.

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