Pensione, occhio all’anno di nascita: chi potrà andare in pensione nel 2022

Occhio all’anno di nascita, in quanto si rivela essere uno dei requisiti indispensabili per determinare chi potrà andare in pensione nel 2022. Ecco cosa c’è da sapere in merito.

pensione 2022
Foto © AdobeStock

Siamo ormai giunti all’ultimo giorno del 2021 e siamo pertanto pronti a dare il benvenuto al 2022. Un nuovo anno che, si spera, possa portare con sé delle notizie positive, considerando che veniamo da due anni particolarmente complicati per via Covid. Riuscire a fronteggiare le varie spese risulta sempre più difficile e proprio in tale ambito, pertanto, a ricoprire un ruolo importante sono il lavoro prima e la pensione poi.

Questo in quanto ci permettono di attingere a quella fonte di denaro necessaria per riuscire a far fronte alle varie spese. Proprio soffermandosi sul trattamento pensionistico è bene prestare attenzione all’anno di nascita. Questo in quanto si rivela essere uno dei requisiti indispensabili per determinare chi potrà andare in pensione nel 2022. Entriamo quindi nei dettagli e vediamo tutto quello che c’è da sapere in merito.

Pensione, occhio all’anno di nascita: tutto quello che c’è da sapere

Oggi, venerdì 31 dicembre, termina il periodo di sperimentazione di quota 100 e per questo in molti restano in attesa di scoprire se, con l’arrivo del nuovo anno, potranno o meno accedere al trattamento pensionistico. A tal fine, infatti, bisogna essere in possesso di determinati requisiti, sia dal punto di vista anagrafico che contributivo

In particolare, per andare in pensione nel 2022 sarà possibile usufruire di quota 102. Ovvero bisognerà avere almeno 64 anni di età e 38 anni di contributi, oppure requisiti base, quali 41-42 anni e dieci mesi di contributi. Allo stesso tempo è bene ricordare che, coloro nati entro il 31 dicembre 1959 e che entro oggi, 31 dicembre 2021, perfezionano i 38 anni di contributi, possono accedere a quota 100 anche in seguito.

Pensione, come funziona il regime di cumulo: cosa c’è da sapere

Il requisito contributivo richiesto per poter andare in pensione con quota 102 può essere soddisfatto anche se il lavoratore non riesca a raggiunge 38 anni di contributi presso un’unica gestione previdenziale. Su domanda del soggetto interessato, infatti, è possibile optare per il regime di cumulo. Quest’ultimo, come facilmente intuibile dal nome, permette di sommare tutti i periodi assicurativi versati o accreditati presso due o più forme di assicurazione obbligatoria, gestite dall’Inps.

Entrando nei dettagli è possibile sommare, in modo del tutto gratuito, i contributi versati per l’assicurazione generale obbligatoria Inps e forme esclusive e sostitutive dell’Assicurazione generale obbligatoria. Stesso discorso anche per la gestione separata. Sono esclusi, invece, i contributi versati presso le casse professionali, sia che siano private o privatizzate.

Come è facile intuire, inoltre, chi richiede di andare in pensione con Quota 102 nel 2022, non deve essere titolare di pensione a carico di una delle gestioni poc’anzi citate. Non sarà possibile, inoltre, sommare altri redditi derivanti da un lavoro dipendente o autonomo. Questi a eccezione dei redditi derivanti da un’attività autonoma occasionale, a patto che non si superi quota 5 mila euro lordi l’anno.

Tale impossibilità di accumulo viene meno quando si maturano i requisiti per ottenere la pensione di vecchiaia, ovvero al raggiungimento dei 67 anni di età, almeno fino al 31 dicembre 2024. Coloro che fanno parte del mondo scolastico e dell’Afam, per accedere a quota 102 devono presentare apposita richiesta entro il 28 febbraio 2022. I dipendenti pubblici, dal loro canto, possono richiedere l’anticipo del trattamento di fine servizio o di fine rapporto.

Pensione, occhio alle finestre per quota 102

Per finire ricordiamo che la decorrenza della pensione quota 102 risulta spostata in avanti per via dell’applicazione delle finestre di attesa. In particolare le prime uscite avranno luogo a partire dal 1° maggio 2022 per i lavoratori del settore privato, ovvero trascorsi tre mesi dalla data di maturazione dei requisiti.

LEGGI ANCHE >>> Reddito di cittadinanza, la scomoda verità: tutto quello che c’è da sapere

I  dipendenti pubblici, invece, dopo sei mesi dalla data di maturazione dei requisiti. Ma non solo, devono provvedere in seguito a presentare domanda di collocamento a riposo, all’amministrazione di appartenenza. Questo deve avvenire con un preavviso pari a sei mesi. Per finire ricordiamo che per i dipendenti del comparto scuola e Afam viene applicata la finestra unica annuale di uscita.

Impostazioni privacy