Buoni fruttiferi, Poste Italiane costretta a pagare 98 mila euro in più: cosa sta succedendo

Brutte notizie per Poste Italiane che è stata di recente condannata a pagare ben 98 mila euro in più per dei buoni fruttiferi. Ecco cosa sta succedendo.

buoni postali
Foto © AdobeStock

I soldi non sono garanzia di felicità, ma aiutano, senz’ombra di dubbio, a risolvere un bel po’ di situazioni problematiche. Ogni prodotto o servizio, d’altronde, per essere acquistato richiede un esborso ti tipo economico. Proprio per questo motivo non stupisce il fatto che siano in molti a prestare particolare attenzione al mondo del risparmio, in modo tale da avere sempre qualche euro in più a disposizione in caso di necessità.

Proprio in questo ambito si inseriscono i buoni fruttiferi postali che si rivelano essere uno degli strumenti più utilizzati dagli italiani. Grazie a questi, d’altronde, è possibile risparmiare e allo stesso tempo investire all’insegna della sicurezza. Non sempre però le cose vanno come desiderato. Lo sanno bene due risparmiatori, che inizialmente si sono visti riconoscere meno soldi del previsto. Ma cosa è successo? Entriamo nei dettagli e scopriamolo assieme.

Buoni fruttiferi, Poste Italiane costretta a pagare 98 mila euro in più: la decisione dell’Arbitro Bancario Finanziario

Ha destato particolare interesse la decisione dell’Arbitro Bancario Finanziario di riconoscere oltre 98 mila euro a due risparmiatori in provincia di Torino e Imola. Quest’ultimi erano in possesso di 6 buoni della serie “O/Q/P” e “Q/P” emessi dal 22 novembre 1986 al 18 settembre 1989. Il valore di tali buoni oscillava tra 1 milione e 5 milioni di lire.

Una volta recatosi in Poste hanno chiesto gli interessi riportati dietro al titolo. A quel punto si sono però ritrovati a dover fare i conti con un rifiuto da parte dell’ufficio, in quanto facevano riferimento al decreto ministeriale del giugno 1986. Sui buoni, è bene sapere, vi erano due timbri modificativi dei rendimenti. Uno collocato sul davanti e l’altro dietro. Quest’ultimo riportava i nuovi rendimenti solo per i primi 20 anni, mentre nulla era menzionato per quelli successivi.

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Proprio considerando questo aspetto, quindi, il Collegio di Torino dell’Arbitro ha stabilito la prevalenza di quanto riportato dietro i buoni rispetto alle modifiche volute con il sopracitato decreto ministeriale. Poste Italiane si ritrova quindi costretta a pagare ai due risparmiatori gli interessi previsti per gli ultimi 10 anni, pari a ben 98 mila euro in più rispetto a quanto l’istituto voleva inizialmente riconoscere.

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