Disoccupazione, attenti a farvi licenziare: ecco cosa si rischia

Attenti a farsi licenziare per ricevere l’assegno di disoccupazione. Entriamo quindi nei dettagli e vediamo cosa si rischia.

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Il lavoro nobilita l’uomo e si rivela essere una parte fondamentale della vita di tutti noi, in quanto ci consente di disporre di una importante fonte di reddito. Allo stesso tempo non si può negare che possa rivelarsi anche fonte di problemi. Basti pensare alla mole di richieste con cui bisogna fare continuamente i conti, senza tralasciare le scadenze quasi sempre imminenti. Proprio per questo motivo può capitare in alcuni casi di voler cambiare aria e dare alla propria vita una svolta.

Ne sono un chiaro esempio tutti coloro che decidono di dimettersi, per intraprendere, ad esempio, una nuova carriera lavorativa. Allo stesso tempo non mancano i cosiddetti furbetti, ovvero coloro che chiedono di essere licenziati, pur di ricevere l‘assegno di disoccupazione. Una situazione che si verifica molto più spesso di quel che si pensi e che, ricordiamo, è vietata dalla legge. Se scoperti, infatti, si rischia di dover fare i conti con delle gravi conseguenze. Entriamo nei dettagli e vediamo cosa c’è da sapere in merito.

Disoccupazione, attenti a farsi licenziare: tutto quello che c’è da sapere

Il lavoro è un diritto, ma purtroppo non una certezza. Non sempre, infatti, le cose vanno come sperato e spesso si finisce per svolgere un’attività che si rivela essere più pesante del previsto. I continui cambiamenti e le varie crisi, inoltre, contribuiscono ad aumentare il senso di instabilità. Basti pensare che, stando ad alcune stime, sono vari i mestieri e le professioni destinati a scomparire nell’arco di soli dieci anni.

Se tutto questo non bastasse, in alcuni casi può capitare di imbattersi in lavoratori che concordano con il datore di lavoro il licenziamento, al fine di ottenere l’assegno di disoccupazione. Una pratica vietata da legge che può portare con sé delle gravi conseguenze. A tal proposito è bene ricordare che per ottenere tale indennità, è necessario che l’interruzione del rapporto di lavoro figuri come un licenziamento.

Se è pur vero che, fortunatamente, molti datori rifiutano tale pratica, dall’altro canto bisogna fare i conti con i lavoratori che decidono di porre in essere volontariamente dei comportamenti contrari al Codice disciplinare in modo tale da costringere il datore al licenziamento. Tra questi si annoverano: assentarsi dal lavoro senza motivo, ma anche non farsi trovare in casa durante l’orario della visita fiscale, oppure violare un ordine sul lavoro.

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Tutte situazioni che portano l’azienda a procedere al licenziamento, consentendo al lavoratore di ottenere la Naspi. Una vicenda che è finita al centro dell’attenzione della Corte di Cassazione che, a tal proposito, ha stabilito come nel caso in cui il comportamento del dipendente sia palesemente volto ad ottenere la Naspi, ecco che il lavoratore è tenuto a versare al datore, a titolo di risarcimento, l’importo del ticket di licenziamento. Quest’ultimo, ricordiamo, può superare i 1.500 euro.

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