Una ricerca dell’Osservatorio sul credito al dettaglio inquadra la situazione delle imprese pronte ad affrontare la fine della moratoria sui prestiti.
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Gli avvisi erano stati lanciati in ogni modo. Il tema della ripresa economica avrebbe affrontato una serie di ostacoli, a cominciare dalle difficoltà prolungate per le imprese nel ripartire. E mai come in questo caso le avvisaglie erano state sensate. La crisi del credito deteriorato è stata evitata ma questo non significa che per le imprese la situazione sia migliore rispetto al periodo più duro della pandemia. Ad esempio, stando a una ricerca dell’Osservatorio sul credito al dettaglio, il tasso di default sarebbe in crescita. Questo significa che, a fronte di una prima impalcatura della ripartenza, il rischio che per alcune attività sia troppo tardi esiste ancora.
Secondo quanto riferito dalla ricerca congiunta di Assofin, Crif e Prometeia, addirittura il 19% dei prestiti alle imprese sarebbe sospeso. E nel primo trimestre del 2021, il tasso di default a 90 giorni del credito alle famiglie è arrivato all’attuale 1,2% dall’1,4% del 2020. Il credito al consumo, invece, scende all1,6% dall’1,8% di fine 2020. All’1,2% quello dei mutui immobiliari. Ora però, con la fine della moratoria, il rischio del credito tornerebbe a salire. La sospensione del periodo di sostegno al reddito, così come le misure di sospensione delle rate previste fin qui, provocherebbe un inevitabile effetto boomerang.
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Imprese in difficoltà, si alza l’asticella del default: chi rischia di più
Considerando che il credito alle famiglie si costituisce di un 37,6% di prestiti in moratoria, il rischio si trasferisce anche su questo piano. Mediamente, includendo il 18,6% dei mutui di liquidità e il 19,1% dei prestiti personali, la rata mensile media soggetta a sospensione è stata di 637 euro. Il tutto a fronte di un debito dei contratti sotto moratoria pari a 54.513 euro. Come riferisce la ricerca, si parla in modo maggiore del Nord Italia, soprattutto la Lombardia (20% dei prestiti sospesi), ma anche di regioni centro-settentrionali come Emilia-Romagna (8,9%) e Toscana (8,6%). Secondo posto per il Lazio, col 10,3%.
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Non dissimile il discorso per le imprese. I prestiti in moratoria vedono il 41,2% sotto forma di mutui immobiliari (21,7% in liquidità e un altro 20,4% in leasing). Ancora, i prestiti personali vedono un’incidenza del 12,7% e quelli finalizzati del 9,0%. Si tratta per la stragrande maggioranza di società di capitali (73,3%). Più distanti le società di persone (23,2%) e quelle individuali (1,7%). La fine della moratoria sarà la prova della verità. Lì, probabilmente, si vedranno i veri effetti dei sostegni al reddito, così come al capitale.