I ristoratori se la prendono ancora con l’Rdc: “Non hanno voglia di lavorare”

La denuncia di tre ristoratori pugliesi: non vogliono pagare poco, ma c’è gente che non ha voglia di lavorare

Un cameriere (Fonte foto: web)

Lamentele sentite e risentite: gli stagionali stanno a casa o al mare ed i ristoratori non possono andare avanti. Fa discutere, un post rilasciato sui social, dai proprietari di “A’roma L’osteria”, che recita: “È inammissibile che in un paese dove la disoccupazione è aumentata a dismisura, le persone non vogliano lavorare. Capiamo che sia più comodo stare a casa con il reddito di cittadinanza, bonus famiglia o disoccupazione, e che non si possa rinunciare alla bella stagione. Nonostante tutto non molleremo e ce la metteremo tutta, anche stavolta. Non ci ha ucciso il Covid non lo farà neanche l’inettitudine dei terzi”.

Insomma, siamo sempre lì, allo scaricabarile delle colpe. Per i ristoratori, i giovani non vogliono lavorare, specie se possono usufruire del Reddito di Cittadinanza, per i lavoratori invece, dovrebbero riflettere sul passato. Sì, perché spesso, quegli stessi ristoratori, offrono paghe imbarazzanti, per tante ore di lavoro. Ed allora, dov’è la ragione?

Non dimentichiamo che in Italia c’è una categoria di persone che non solo lavora tutti i giorni, ma che per farlo è costretta anche ad accettare condizioni, come quelle davvero inumane che per anni ha “offerto” Amazon. Ed allora, perché nessuno vuole andare da questi imprenditori?

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I ristoratori alzano la voce: nessuno ha voglia di lavorare

Vi riconoscete tra quelli che non hanno voglia di lavorare? Scommettiamo che cambierete idea? Ecco il lavoro dei sogni: viaggiare in compagnia e guadagnare. Ad unirsi alla voce dei proprietari del locale di cui sopra, altri due imprenditori pugliesi. I proprietari di “Tennent’s Grill” e “Le Tagghiate”, d’accordo col loro collega. Loro, parlano di curriculum e di come effettivamente già da qualche anno, sono sempre meno a consegnarli.

Ed uno di loro, Scipioni, del “Le Tagghiate” ha come obiettivo delle proprie lamentele, lo stesso soggetto di sempre: il Reddito di Cittadinanza: “Il reddito di cittadinanza ha lasciato a casa molte persone e rappresenta un incentivo al ‘non lavoro’. Se lo Stato garantisce 800 euro al mese è chiaro che le persone poi preferiscono andare al mare anziché cercarsi un’occupazione. Lo farei anche io. Il reddito non è misura di sostentamento sociale al pari della cassa integrazione o del sussidio di disoccupazione”.

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La domada a questo punto sarebbe capire quanto offre il ristoratore a chi vorrebbe lavorare con lui, che però afferma di pagare regolarmente gli straordinari e che il suo settore sarebbe in difficoltà perché: “metà della forza lavoro potenziale sta al mare e pubblica foto con gli spritz”. Poi c’è anche la faccia della medaglia, presentata da un altro ristoratore, di cui abbiamo già parlato. Secondo i titolari di “A’roma L’osteria”, non solo le candidature per il lavoro sarebbero state meno di dieci, ma i colloqui effettivamente “portati a casa” toccherebbero quota uno, ma c’è qualcosa di più grave.

I sedicenti lavoratori, chiederebbero di non essere assunti, bensì di lavorare a nero, ove possibile. I proprietari del locale parlano dell’80% dei candidati, che non vorrebbero perdere i loro diritti e quindi a cui un’assunzione non andrebbe bene. “Queste cose non le facciamo e non le accettiamo”, rispondono i proprietari. Cosa ne deduciamo da queste denunce: che sicuramente non tutti i proprietari vogliono “sfruttare” e pagare in nero i dipendenti, ma che tra noi c’è sicuramente anche chi vorrebbe continuare ad avere i bonus dello Stato, senza però rinunciare a qualche guadagno, in nero appunto. Se vogliamo che le cose si aggiustino bisognerebbe cambiare ancora tante cose in questo Paese.

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