La polizia li spia con un’app: centinaia di arresti

La polizia ha trovato un modo semplice per raggiungere tutti i loro messaggi: un’app che gli ha consentito di arrestarli

Hacker in azione: milioni di furti di identità per questo social
Hackering (Fonte foto: Pixabay)

L’invenzione arriva dall’altra parte del mondo, precisamente dall’Australia. Effettivamente stiamo per parlare di spionaggio, ma a fin di bene. Nulla a che fare con gli scandali social degli utlimi tempi, come i nostro profili Linkedin venduti al miglior offerente.

Anche perché, nessuno spia noi, ma i criminali. Infatti la polizia di Sidney ha ottenuto ottimi risultati da un’app che diversi malviventi avevano scaricato sui loro stessi cellulari, per poi spiare le loro azioni illecite. E così, meno lavoro e più arresti.

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Come ha fatto la polizia a spiarli con una semplice app

In pratica, stavolta gli abitanti della città australiana dovranno ringraziare la tecnologia, che spaventa sempre più. Per le loro strade ci saranno infatti un centinaio di malviventi in meno, ma l’operazione è stata seguita anche in altri Paesi, come Nuova Zelanda e Stati Uniti, più altri dell’Europa. In tre anni di lavoro, sono state decodificate migliaia di conversazioni.

Ma non tutto è stato facile come sembra. La polizia non ha creato un’app che raggiungesse i criminali, ma questi si erano iniziati a servire di ANoM, e attraverso questa applicazione, criptavano migliaia di messaggi ogni giorno, per attività illecite. Il problema è nato quando l’FBI una volta scoperta la falla, ha iniziato a servirsene per intercettarli e spiarne i messaggi, riuscendo quindi a raggiungene tanti e farli finire in carcere.

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Un’attività che vi farà pensare che tutto è raggiungibile sui nostri cellulari, ma non sempre è così. Infatti le app che scarichiamo lavorano sempre più per proteggere le nostre privacy e ad esempio Google ha già fatto in modo che nessuno di noi potrà essere tracciato. All’interno dell’operazione Trojan Shield, il capo della polizia australiana Reece Kershaw, che tra le altre cose ha così spiegato parte dell’intervento: “I dispositivi sono circolati e la loro popolarità è cresciuta tra i criminali, che avevano fiducia nella legittimità dell’applicazione perché le principali figure della criminalità organizzata ne garantivano l’integrità. Questi influencer criminali hanno messo la polizia federale australiana nelle tasche di centinaia di sospetti trasgressori”.

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