Vendite online, le regole esistono: la lente del Fisco sul mondo del web

Il mondo dei marketplace brilla per la sua vastità e per la differenza di casi. Ma il sistema delle vendite online non sfugge ai controlli.

Negozi online web
Foto di Christian Schröder da Pixabay

Il web, oggigiorno, può essere definito una specie di città virtuale, dove è possibile fare davvero di tutto. Basti pensare che i sistemi di compravendita, standard fino a un paio di decenni fa, passano ormai quasi per la maggior parte dai siti internet. Qui, infatti, non è solo possibile acquistare qualcosa, messa a disposizione da portali e compagnie dedicate come Amazon, ma anche vendere oggetti di nostra proprietà. Considerando che si tratta di vere e proprie transazioni, a un certo punto è inevitabile chiederselo: su queste compravendite vanno pagate delle tasse?

In realtà si tratta di una questione abbastanza spinosa. Come tutte le transazioni che prevedono un passaggio di denaro, anche le vendite online possono passare sotto la lente del Fisco. Infatti, pur trattandosi per la maggior parte di operazioni a costi contenuti, è pur vero che i soldi si versano e si incassano, generando quindi un profitto. E la flora estremamente variegata (e sempre più densa) di piattaforme che consentono di far questo, naturalmente, non facilita il monitoraggio.

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Vendite online, le regole esistono: attenti agli importi elevati

Nei cosiddetti “marketplace” è possibile davvero vendere qualunque cosa. Dai semplici oggetti ai vestiti, fino a gioielli e beni di una certa rarità. Tuttavia, se nella maggior parte dei casi si parla di prezzi abbastanza bassi, può capitare che esistano delle transazioni anche di valore più alto. Ad esempio, se si dovesse vendere un capo d’abbigliamento firmato e ancora in buone condizioni, ricavandone una cifra sopra o vicina i tre zeri, sarebbe previsto il pagamento delle tasse?

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Va detto che l’eventuale tematica della fiscalità sarebbe legata sia alla frequenza che al tipo di attività commerciale posta in essere. Ad esempio, qualora si mettano in vendita degli oggetti a cadenze estremamente irregolari, seguendo la logica dell’una tantum, non si potrà parlare di attività commerciale e, di conseguenza, il ricavato dalla vendita non avrà rilevanza fiscale. Stesso discorso per quanto riguarda l’Iva. Diverso il caso di un’attività frequente e di importi elevati. In queste circostanze, infatti, dovrà per forza di cose essere tenuta una documentazione specifica, soprattutto in caso di accrediti direttamente su conto corrente. Il contribuente dovrà dimostrare la provenienza del denaro e, per questo, produrre eventualmente tutta la documentazione necessaria.

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