Le banche a rischio estinzione: la profezia che spaventa istituti e clienti

Secondo uno dei massimi esperti del settore alcune banche rischiano seriamente di non riuscire ad andare avanti. Vediamo la sua analisi nel dettaglio

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Fonte Instagram – la.questione

La crisi covid ha danneggiato anche alcune banche che a quanto pare faranno fatica a riassestarsi in vista dei cambiamenti futuri. A lanciare l’allarme è stato governatore di Banca d’Italia Ignazio Visco, che in occasione della presentazione della “Relazione annuale sul 2020″ è stato piuttosto categorico in tal senso.

Nelle sue “considerazioni finali” ha spiegato cosa non va dell’attuale sistema bancario e quali sono le tipologie maggiormente a rischio. Al contempo ha spiegato anche le soluzioni per ovviare alla situazione, che alla lunga potrebbe diventare deleteria.

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Banche: la profezia di Ignazio Visco sugli istituti medio-piccoli

Secondo Visco diversi intermediari per lo più di medio-piccole dimensioni e con un’operatività tradizionale hanno una struttura piuttosto debole. Questo è il risultato di un governo societario poco adeguato e degli scarsi controlli interni. In altri casi ciò è dovuto alla ridotta capacità di accedere ai mercati dei capitali, di innovare e sfruttare economie di scala e di diversificazione.

Il governatore di Banca d’Italia ha però tracciato un sentiero da seguire per evitare il tracollo. Con la stipula di accordi commerciali con altri operatori, la creazione di consorzi e operazioni di aggregazione si può dare nuova linfa ad istituti di credito che da soli farebbero non poca fatica a sopperire alle nuove esigenze di questa particolare fase storica.

Situazione completamente diversa e decisamente più serena per le grandi banche italiane, vigilate direttamente dalla BCE, il che ha annullato la distanza dalla media di patrimonializzazione e qualità dei prestiti che l’Italia aveva rispetto agli altri paesi.

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Rimane comunque lo scoglio della redditività. Lo scorso anno anno infatti il rendimento del capitale e delle riserve è sceso di tre punti percentuali (all’1,9%). Un fattore dovuto ai bassi tassi di interesse ai costi elevati e alla concorrenza alimentata dall’applicazione delle tecnologie digitali all’offerta dei servizi finanziari, che comprimono la redditività.

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