Ferie non concesse: ecco come tutelarsi dal datore di lavoro

Ferie non concesse o revoca giorni di assenza, il lavoratore può e deve tutelarsi dalla decisione presa dal datore di lavoro. Vediamo come fare.

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Il lavoratore presenta un piano ferie nei tempi prestabiliti ma il datore di lavoro lo rifiuta. E’ una situazione che potrebbe capitare e di cui è bene conoscere le azioni che si potrebbero compiere per poter usufruire di un proprio diritto. Le ferie, infatti, devono essere previste dal contratto di lavoro in quanto rappresentano un bene essenziale per il lavoratore. Prendere una pausa dall’occupazione significa rigenerarsi sia a livello fisico che a livello psichico per tornare, poi, con maggiore concentrazione e voglia di fare bene. Spesso, però, i ritmi aziendali sono talmente elevati che mandare in ferie un dipendente causerebbe dei disagi. Da qui la scelta del datore di lavoro di non concedere giorni di assenza.

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Quando è giustificabile non concedere le ferie

Esistono casi specifici in cui è concesso al datore di lavoro negare le ferie precedentemente concesse. La revoca dovrà necessariamente essere giustificata da comprovate esigenze di carattere tecnico/produttivo. Dovrà essere l’estrema necessità della presenza del lavoratore a giustificare la non concessione di una pausa ma, nello stesso tempo, sarà necessario considerare un piano B, un successivo periodo in cui il lavoratore potrà godere delle ferie.

In caso di revoca, dunque, è diritto del dipendente chiedere le ragioni del ripensamento e un’indicazione precisa delle motivazioni aziendali che hanno portato il datore a prendere tale decisione. In più, potrà richiedere il piano alternativo per la fruizione dei giorni di ferie che gli spettano.

Come tutelarsi da una motivazione non giustificata di non concessione delle ferie

La Costituzione sancisce con l’articolo 36 il diritto dei lavoratori di usufruire delle ferie. Qualora non sussistano le reali e comprovate esigenze di non concessione della pausa dal lavoro, il dipendente potrà procedere per le vie legali iniziando con il rivolgersi alla Direzione Territoriale del Lavoro. Una volta avanzata la richiesta di verifiche delle violazioni, la Direzione procederà interrogando il datore e potrà decidere se applicare una sanzione che varia dai 130 ai 780 euro. La multa potrà esserci solamente se al rifiuto non è stata accompagnata la presentazione di un piano alternativo per fruire dei giorni maturati.

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Ripensamento del datore di lavoro, come procedere

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Valutiamo ora il caso in cui il datore di lavoro abbia in un primo tempo concesso le ferie per poi revocarle successivamente. Le possibilità del dipendente sono due. La prima consiste nel richiedere un risarcimento di quanto corrisposto per prenotare l’albergo, il volo, il traghetto o qualsiasi altra spesa sostenuta per la vacanza già progettata. Questa alternativa può essere seguita da chi ancora non è partito ed è costretto a rimanere a lavoro.

Un secondo caso ha come protagonista il lavoratore che, mentre si trova in vacanza, viene richiamato dal datore di lavoro per motivazioni di comprovata necessità. Il dipendente potrà richiedere il risarcimento di tutte le spese sostenute a cui si dovranno aggiungere le spese per il rientro anticipato.

Infine, è possibile richiedere un rimborso per le ferie non godute ma solo se la contrattazione collettiva lo prevede.

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