Pirateria televisiva, blitz della polizia: le sanzioni previste per i trasgressori

La polizia ha smascherato numerosi furbetti della pirateria televisiva. Con cifre irrisorie riuscivano ad usufruire di pacchetti televisivi decisamente più costosi

Pirateria televisiva
Fonte adobe

Nuovo importante capitolo della lotta alla pirateria televisiva. La polizia ha compiuto un vero e proprio blitz denominato operazione “Black out”, portando alla luce un giro di furbetti decisamente losco. Un’indagine su larga scala, che ha coinvolto diverse città sparse per il Bel Paese.

È stato necessario un dispiegamento importante di forze per smantellare la complessa struttura criminale, sia da un punto di vista organizzativo che tecnologico. La centrale più importante che gestiva circa l’80% del flusso illegale IPTV in Italia, è stata scoperta a Messina. Adesso è stata disattivata e posta sotto sequestro.

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Pirateria televisiva: la maxi operazione condotta dalla polizia

Nello specifico il lavoro di investigazione ha portato all’oscuramento di 1.500.000 abbonamenti illegali (pagati 10 euro al mese) e all’azzeramento dell’80% del flusso illegale Ip Tv in Italia. Al momento risultano indagate 45 persone per frode informatica per un giro d’affari illegale di diversi milioni di euro.

Per quanto concerne gli utenti che si sono collegati illegalmente ai canali di pay-tv e piattaforme on demand come Sky e Netflix e tante altre, rischiano una maxi sanzione che varia da 2.500 a 25.800 euro oltre che alla detenzione da 6 mesi a a 3 anni. 

All’operazione hanno partecipato oltre 200 specialisti provenienti da ben 11 Compartimenti regionali della Polizia Postale, che hanno agito in 18 province. Hanno portato alla luce pubblicità di vendita di accessi illegali di molteplici contenuti a pagamento su canali Telegram, sui social network, siti di bot, forum e blog. 

I reati contestati sono associazione a delinquere finalizzata alla commissione dei delitti di accesso abusivo a sistema informatico protetto da misure di sicurezza, frode informatica, e riproduzione abusiva e diffusione a mezzo Internet di opere protette dal diritto di autore.

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Sequestrati diversi dispositivi illegali e denaro contante (decine di migliaia di euro) nelle abitazioni degli indagati. Nello specifico la fitta rete criminale prima comprava legalmente i contenuti a pagamento per poi trasformarli in dati informatici trasmessi attraverso ad una rete di rivenditori ed utenti finali, che dal canto loro dovevano solo possedere le apparecchiature necessarie (il famigerato pezzotto) e una discreta connessione alla rete.

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