Conto corrente, allarme stagnazione: le banche si muovono, i clienti tremano

Spauracchio imposta di bollo all’orizzonte, ma non è l’unico. La giacenza troppo elevata sul conto corrente rischia di provocare un effetto di ritorno modello boomerang.

Conto corrente
Foto: Web

Costi che aumentano, strategie bancarie che cambiano: si rischia il mix esplosivo per chi detiene un conto corrente, con il denaro accumulato che dovrà passare fra le maglie della canalizzazione e fare i conti con l’incremento delle tariffe. La soluzione risponde a un solo nome: investimento. Quello che gli istituti di credito caldeggiano, specie in un periodo in cui la tendenza al risparmio e al deposito dei soldi sul conto sta provocando i prodromi di una fase di stagnazione. Una possibilità calcolata, dal momento che immettere capitali in canali d’investimento è un rischio che non tutti si sentono di prendere.

Al contempo, però, i tassi di mercato negativi alzano i costi e questo è un cattivo affare, sia per i correntisti che per le banche stesse. A mettere tutti sull’avviso ci pensa l’Associazione bancaria italiana (Abi), secondo la quale sarebbero 1.745,6 i miliardi fermi sui conti correnti, fra imprese e privati. Un numero enorme, con un +10,2% nei depositi (ovvero 162 miliardi di euro in più) e un aumento notevole dei costi di gestione.

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Conto corrente, allarme stagnazione:

Qualche istituto di credito si è già mosso. Alcuni propongono soluzioni diverse dai depositi, altri addirittura starebbero paventando la chiusura di conti superiori a 100 mila euro (circa un migliaio di situazioni). Una possibilità remota ma pur sempre una possibilità. Il problema è che importi troppo elevati su un solo conto corrente generano effetti negativi non solo per i correntisti, che si trovano via via a dover fronteggiare tassazioni più elevate, ma anche per le banche stesse, costrette ad applicare tassi di interesse che pareggino il deposito delle giacenze all’Eurotower.

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L’invito delle banche, quindi, è piuttosto chiaro: investire per evitare l’effetto di ritorno della stagnazione. Il primo e più immediato, anche se non diretto, è quello dell’imposta di bollo. Un spauracchio nemmeno di poco conto, in quanto non proporzionale alle potenzialità del deposito. Per giacenze che vanno al di sopra dei 5 mila euro si parla di un addebito di 8,55 euro. Per chi è soggetto a prelievo fisso, il tasso si attesta all0 0,2%. Per far sì che non vada peggio, la soluzione sarebbe muovere i soldi. Cosa che il periodo pandemico di certo non facilita.

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