Il Pil continua la caduta ma la contrazione è tutto sommato contenuta. Il problema è nell’occupazione: in questo quadro, l’economia cola a picco.
Centocinquanta miliardi. Tale è la cifra che l’economia italiana, secondo il rapporto di Legacoop, ha lasciato per strada per colpa della pandemia. Una media impressionante, che dice -108 miliardi in termini di consumi, 16 di investimenti e 108 di esportazioni. Un ritmo di decrescita che va quasi al doppio rispetto a quello mondiale (-8,9% contro -4,4%). Colpa del Covid, certo, ma anche di un decennio di crescita che rasenta quasi lo zero. E che, per essere raddrizzata, probabilmente chiederà ai contribuenti anche lo sforzo della patrimoniale.
Si tratta, in sostanza, di un primo rendiconto sugli sconquassi provocati dalla pandemia da coronavirus. Abbastanza, secondo Legacoop, per definire quello appena trascorso come “l’anno più catastrofico in tempi di pace“. Non solo per l’Italia ma per il mondo intero. E questo nonostante la seconda ondata, tranne qualche eccezione, per quanto più grave del previsto non abbia portato in dote un lockdown duro come quello di un anno fa. A pesare sono le scorie stesse del coronavirus e, soprattutto, il clima di incertezza per il futuro che rende di fatto impossibile guardare con ottimismo al breve periodo.
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Bilancio 2020, lo sconquasso pandemico dell’economia:
Restando sui dati del Pil relativi all’ultimo trimestre del 2020, secondo l’analisi si intravedono le differenze, in termini di risultati, rispetto al periodo più duro della prima ondata. Il Prodotto interno lordo infatti registra una caduta dell’1,9%, mentre nello stesso periodo, un anno fa, si era toccato il 17,8%. Una percentuale mostruosa, dovuta al lockdown che ha paralizzato tutti i settori della produttività, specie quelli che generavano l’indotto maggiore (come il turismo). Tuttavia, anche al netto di una situazione ancora difficile, secondo Legacoop e Prometeia si iniziano a vedere primi segnali distensivi.
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Anzi, a voler fare una stima, la contrazione del Pil rispetto al trimestre precedente si può attestare “solo” allo 0,2%. Va peggio sul piano dell’occupazione: -435 mila lavoratori rispetto allo scorso anno. Particolarmente difficile la situazione per i dipendenti a termine e fra gli autonomi. Ma anche i giovani non vivono un bel momento. Non che le condizioni fossero facili prima, ma l’occupazione giovanile perde in un anno ben 312 mila lavoratori. Molti di loro rientrano nel sottogruppo dei contratti a tempo determinato, che non è stato loro rinnovato. Del resto, le imprese vivono una situazione nera che le costringe a incrementare sempre di più il ricorso ai prestiti. Figurarsi pensare alle assunzioni.