Vaccini, insegnanti sul piede di guerra: “colpa” della Trattenuta Brunetta

Gli effetti di una legge del 2008 continuano a perdurare anche in piena fase emergenziale. E gli insegnanti ci rimettono, anche solo per andare a vaccinarsi.

Insegnanti
Foto di Pexels da Pixabay

Difficile arrivare a compimento di una programmazione specifica senza incorrere in qualche intoppo. In questo caso, però, l’ostacolo si è manifestato successivamente al provvedimento, nel più classico dei casi che portano a chiedersi per quale motivo non ci si è pensato prima. Per gli insegnanti comincia la delicata fase della vaccinazione ma arrivare agli ambulatori di riferimento non è qualcosa di incluso nel trattamento. Molti docenti, infatti, hanno lamentato la necessità di dover prendere un permesso per andarsi a vaccinare.

In pratica, gli insegnanti si sarebbero visti costretti a usufruire di un diritto per assolvere a un obbligo. Un’asincronia che sortisce effetti decisamente nefasti per quegli insegnanti che rientrano nel personale supplente, per i quali i permessi non sono retribuiti. Per la serie, oltre al danno anche la beffa. La quale non si traduce solo nel doversi assentare dal lavoro per il vaccino senza essere pagati, ma anche negli effetti nefasti della cosiddetta “trattenuta Brunetta”.

Tecnicamente è roba vecchia: si tratta infatti di una legge addirittura del 2008 quando, come oggi, Renato Brunetta ricopriva la carica di ministro della Pubblica amministrazione. All’epoca a Palazzo Chigi c’era Silvio Berlusconi e l’Italia, come gli altri Paesi, entrava in una fase di crisi economica, forte ma diversa da quella in cui si versa ora.

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Vaccini, insegnanti sul piede di guerra: “colpa” della Trattenuta Brunetta

Il nodo di quella legge, che riemerge a oltre un decennio di distanza, è legato a un cavillo riguardante le assenze per malattia. Secondo il testo, infatti, nei primi 10 giorni di assenza dal lavoro per tale ragione lo stipendio viene privato di ogni trattamento economico accessorio.

Questo riguarda i compensi degli insegnanti e, nello specifico, tutto quello che può riguardare uno stipendio medio (emolumenti e indennità incluse). In sostanza, qualora se ne dovesse usufruire, bisognerà avere la consapevolezza di andare incontro a giorni non pagati. Un buco nella regolamentazione del periodo di emergenza ha fatto sì che gli effetti di questa legge perdurassero anche in questa fase. Di fatto decretando il recarsi alla vaccinazione come un giorno di malattia non pagato.

Stessa cosa avverrebbe nel caso in cui si dovesse seguire la profilassi contro il Covid-19, magari per sintomatologie o per parenti positivi. Una patata bollente che, tramite interrogazione dei Cinque stelle, sembra ora pronta a passare in Parlamento.

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