Donne e lavoro, l’equazione è vantaggiosa: la parità di genere vale 20 mila miliardi

In ballo non c’è solo la dignità della persona ma anche il welfare globale. Le donne nel mondo del lavoro migliorano l’economia: lo dicono gli analisti.

Lavoro donne
Foto di Pexels da Pixabay

Nemmeno 24 ore dalla Giornata internazionale della donna e gli interrogativi sono tutt’altro che scemati. Ieri era stata la presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, a suonare il campanello d’allarme, supportata da numeri sconfortanti. Prima e durante la pandemia, gli scenari relativi all’occupazione femminile non sono mutati poi di molto. Anzi, l’irruzione del Covid-19 ha ulteriormente scavato il solco della disparità di genere nel mondo del lavoro.

La Fondazione Studi Consulenti del Lavoro aveva tracciato un quadro sconfortante: 55,9% di posti di lavoro in meno per le donne. E questo su un totale che comprende anche gli uomini. In sostanza, su 841 mila posti di lavoro in meno nel complesso, più della metà erano occupati da esponenti del sesso femminile. Il numero è talmente alto da apparire quasi un pugno nello stomaco: 470 mila lavoratrici. Un’enormità. Colpa del Covid, certo, ma anche di un sistema lavoro che, secondo Lagarde, ancora non crea simmetria.

LEGGI ANCHE >>> 8 marzo, il richiamo di Lagarde: “C’è ancora squilibrio, rompere gli schemi”

LEGGI ANCHE >>> 8 marzo, le donne più ricche del mondo: top ten

Donne e lavoro, l’equazione è vantaggiosa: ecco perché

Eppure, le analisi di mercato ed economiche lo confermano da ogni parte: la parità di genere porterebbe non pochi benefici a livello economico. Anzi, secondo un recente studio, la crescita a livello globale si attesterebbe addirittura a 20 mila miliardi di dollari. Una cifra spropositata se si pensa che basterebbe perlomeno garantire la permanenza delle donne sui posti di lavoro per riuscire a mantenere la linea di galleggiamento. In sostanza, più donne nel mondo del lavoro, meglio si starebbe complessivamente.

Certo, accanto a questo c’è il tema flessibilità. Quello che consentirebbe alle donne di essere lavoratrici e anche madri. A questo proposito, le misure più auspicate sono maggiori sostegni per l’infanzia e maggiori tutele per la prosecuzione dell’attività lavorativa anche dopo il rientro dalla maternità. In sostanza, pochi accorgimenti per una crescita globale che, secondo gli analisti, proietterebbe la società addirittura al 2050. Al momento, accanto ai numeri del calo, ci sono quelli di chi resiste: al momento, il 58,4% delle donne che lavora si attesta su una fascia d’età fra i 25 e i 64 anni. Per gli uomini siamo al 92,1%.

Impostazioni privacy