8 marzo, il richiamo di Lagarde: “C’è ancora squilibrio, rompere gli schemi”

La presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, lancia un monito sulla condizione della donna in occasione della Giornata internazionale.

Christine Lagarde
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Non è solo una ricorrenza da segnare sul calendario la Giornata internazionale della donna. Ci tiene a ricordarlo la presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, che invita a “rompere insieme gli schemi e abbracciarne di nuovi, più consoni alle necessità del presente“. Parole non casuali, che si inseriscono pienamente nell’ambito di quella che, piuttosto che una celebrazione, mira a essere un’occasione per una presa di coscienza obiettiva sulla condizione della donna nella società.

Il nuovo richiamo arriva proprio da una donna, posta alla guida di uno dei principali organismi a livello europeo. Quanto mai fondamentale soprattutto oggi, che la Bce rappresenta uno degli enti cruciali nella distribuzione delle risorse per il sostentamento degli Stati europei. Secondo Lagarde “la famiglia, il lavoro e il nostro ruolo di guida sono compiti che richiedono molto impegno. Il lavoro comincia in famiglia, cuore e centro della nostra vita durante il confinamento“.

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8 marzo, il richiamo di Lagarde: ecco cosa ha messo in luce la pandemia

Il periodo di pandemia, e quindi di difficoltà generale nel mondo del lavoro, ha contribuito a scavare ulteriori divari fra uomini e donne. Ne è convinta Christine Lagarde, secondo la quale in questo anno è stato “messo chiaramente in luce lo squilibrio fra uomini e donne in termini di lavoro non retribuito. Ma ci ha anche dimostrato che i nostri compagni possono farsene carico“. Un dettaglio fondamentale secondo la presidente della Bce, poiché i padri, in alcuni casi, si sono visti costretti a lavorare da casa e ad assumere “le redini della famiglia“. Allo stesso tempo, le madri “svolgevano mansioni essenziali al di fuori delle mura domestiche“.

Tutto altro che un preludio all’equiparazione però. A parlare sono i numeri: secondo quanto riferito dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, nell’ambito della ricerca “Ripartire dalla risorsa donna”, il Covid ha colpito in modo particolarmente violento l’occupazione femminile. Il 55,9% dei posti di lavoro persi, infatti, riguarda lavoratrici donne. Si parla in particolare di 470 mila lavoratrici, a fronte di 841 mila posti di lavoro in meno, più della metà. E questo solo nel periodo compreso fra il secondo trimestre del 2019 e quello del 2020. Per quanto riguarda le inattive, il dato si attesta a 707 mila, ovvero un +8,5%. Vale la pena di riflettre.

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