La parabola di Zoom: da piattaforma a macchina di soldi

Il boom dell’app di riunioni in numeri: ricavi e utile schizzati a vertici mai raggiunti ma Zoom non raccoglie consensi unanimi.

Zoom
Foto: Web

Uno degli emblemi principali della tanto discussa rivoluzione digitale ha un nome ben preciso. Zoom (ma anche piattaforme simili) sono diventate parte integrante della quotidianità, soprattutto da un punto di vista lavorativo. Sono stati loro a sostituire l’interazione “classica” fra colleghi di lavoro, diventando uno strumento indispensabile per lo scambio di informazioni e la pianificazione strategica dell’attività aziendale. Tuttavia, nonostante l’indubbia utilità (pur con tutte le questioni sollevate da un punto di vista sociale), non tutti sono concordi che le varie riunioni siano indispensabile.

Un recente articolo di Repubblica ha sollevato la questione, parlando soprattutto della versione di Zoom a pagamento, inevitabile se le riunioni sono frequenti e se richiedono la partecipazione di parecchie persone. A quanto sembra, a fine gennaio, le casse di Zoom registravano ben 4,2 miliardi di dollari, frutto inevitabile dell’exploit avuto nell’ultimo anno e anche della pianificazione strategica (meno costi in proporzione alla crescita degli utenti).

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La parabola di Zoom: da piattaforma a macchina di soldi

Ma i conteggi non si fermano qui. Se si considera l’ultimo trimestre, Zoom mette a referto 882 milioni di dollari, ovvero un +369% di ricavi, e 615 milioni di utile (+296%). Questo è stato possibile grazie al numero sempre crescente di iscrizioni e lavoro per migliorie continue (467 mila clienti aziendali con oltre dieci dipendenti). Anzi, come riferisce The Information, Zoom ha assunto una fisionomia ben precisa, ovvero quella di un bancomat. Un accostamento piuttosto azzeccato considerando l’ascesa praticamente costante avuta nell’ultimo anno.

In questo momento, a fronte di un investimento per l’apertura di un nuovo account, i ricavi conseguenti sono in grado di coprire quasi totalmente il costo sostenuto (soprattutto per la banda su Aws). Tuttavia, non sempre il consenso fra gli utenti è unanime. Anzi, negli ultimi mesi sono emersi diversi commenti sull’utilità di alcune riunioni e, soprattutto, sulla pressione indiretta che esercita il restare collegati per diverso tempo, sia da un punto di vista visivo (indicato come Zoom-fatigue) sia cognitivo e di mobilità. Niente che già non sia stato valutato. Ma per il momento la situazione resterà così per molti. E probabilmente per molto tempo.

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