La nostalgia che può arricchire: sorprese Kinder, il collezionismo vale oro

Le vecchie collezioni Kinder oggi valgono una fortuna. Dai Puffi olimpici alle Tartallegre, un salto nell’infanzia pre-digitale.

Kinder Sorpresa collezionismo

Non c’è sempre stata la pandemia a corredare la nostra quotidianità. Un aspetto che sembra quasi esser scivolato via dopo un anno trascorso con l’ingombrante presenza del Covid-19 e di tutto ciò che ha comportato. Poco più di 12 mesi, ma così intensi da sembrare una vita. E non c’è stata sempre nemmeno la rivoluzione digitale, andata avanti per gradi fino al boom, in qualche modo costretto, avuto con il lockdown prima e le restrizioni poi. Ingredienti di un momento storico che bilancia le esigenze dell’emergenza sanitaria e quelle di proseguire, in qualche modo, con le attività scolastiche e lavorative per non perdere il filo del presente.

Ma se la rivoluzione digitale ha modificato il nostro modus operandi quotidiano, non è bastata a far dimenticare, perlomeno a chi ormai ragazzino non è più, i “fasti” di un passato non troppo lontano. Quando i telefoni c’erano ma non erano dispositivi quasi delle intelligenze artificiali ambulanti (e soprattutto onnipresenti), e quando piccoli oggetti bastavano a stuzzicare la curiosità, l’attenzione e la passione di un bambino.

In questo senso, un’idea vincente la ebbe la Kinder, che fra gli anni Ottanta e soprattutto i Novanta cavalcò al massimo l’onda del collezionismo, sfruttando anche l’allora appassionante forza della pubblicità televisiva, convogliata in un numero ancora limitato di canali e da spot entrati in qualche modo nella storia della categoria. La pietra d’angolo era l’ovetto, il Kinder Sorpresa, con i suoi oggettini realizzati in piccole serie con personaggi differenti, protagonisti di un’epopea probabilmente irripetibile. E che, a distanza di più di vent’anni, ha acquistato un valore particolare, non solo sentimentale.

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Nostalgia… guadagna: quanto valgono le vecchie sorprese Kinder

Chi oggi è sulla trentina come può non ricordare gli Happypotami, oppure i Coccodritti, le Tartallegre o i Panda Party? Per non parlare di chi ha qualche annetto in più, certamente fra i bambini che hanno tentato di collezionare tutti i Puffi montabili dell’ovetto Kinder. Collezioni che, vista la connotazione impressa nella propria infanzia, probabilmente nessuno si sognerebbe di vendere. Ma per chi ha abbastanza stomaco per farlo, sappia che alcune di queste serie oggi valgono davvero parecchio.

I Puffi olimpici, per esempio, oltre a essere datati (1983) sono anche i più rari. Alcuni pezzi, vista la loro scarsa reperibilità, hanno raggiunto valori impressionanti. Basti pensare che la serie nel suo complesso (8 pezzi in tutto) vale oggi ben 2.600 euro. Il solo puffo con i trampoli raggiunge 1.100 euro, Puffetta con la corda per saltare ben 400. Altri 1.100 per il puffo equilibrista.

Con serie più recenti si scende un po’ ma i guadagni restano assicurati: per gli Gnomi al Bagno, serie di appena sei pezzi datata 1992-1993, si parla di 130 euro. Altri trecento (se c’è la cartina illustrativa) per gli Gnomi Burloni del 1992. Si alternano fra i duecento e i quattrocento euro serie leggermente più recenti: i Panda Party (200), i Pingui Beach (circa 300), le Tartallegre e le Ranopla (entrambe le serie poco sotto i 300 euro) e gli Happypotami del 1991, che possono anche superare i 300 euro. Due dettagli non di poco conto: l’avvertenza sulle possibili truffe (accertarsi sempre che si tratti di pezzi originali) e la possibile contrattazione. Questi, infatti, sono prezzi generici. Il resto lo fa la passione e la voglia di aggiungere tasselli ai propri ricordi.

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