Bobby Solo, racconto scioccante: “Mi hanno turlupinato per trent’anni…”

Il noto cantante italiano, Bobby Solo, rivela a Oggi di essere stato vittima di una frode andata avanti per trent’anni: “Chiunque mi può turlupinare”.

Bobby Solo
Foto: Web

Cinquantasei anni tondi tondi quelli trascorsi da quando, sul palco del salone delle feste del Casinò di Sanremo, Bobby Solo portò al trionfo la canzone Se piangi, se ridi. “Io sono con te”, recitava parte del ritornello, in un caso o nell’altro. Chissà se, a distanza di così tanti anni, l’autore di questo testo avesse mai pensato di ritrovarsi in una situazione talmente grottesca da far ridere e piangere insieme. Proprio Bobby Solo, infatti, ha raccontato in un’intervista a Oggi una disavventura incredibile che lo ha visto protagonista.

O meglio, protagoniste le sue canzoni. I suoi successi di una carriera lunga più di cinquant’anni. Come denunciato dall’artista alla Procura di Napoli, i suoi brani sarebbero stati scaricati milioni di volte ma sul suo conto corrente non si sarebbe vista l’ombra di un euro. Si sarebbe quindi verificato un presunto furto dei diritti d’autore sulle sue canzoni. E il tutto sarebbe andato avanti per oltre 30 anni.

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“Sono un perdente nato”: Bobby Solo racconta una frode subita per 30 anni

Inutile dire che fra questi successi ci sia anche lei, Se piangi, se ridi, decorata col primo posto a Sanremo quando nemmeno ci si era trasferiti all’Ariston. Una vera pietra miliare della canzone leggere italiana. Il commento di Bobby Solo è stato a metà fra il frustrato e l’autoironico: se da un lato si è detto infatti dispiaciuto per l’accaduto, demandando tutto alla Magistratura, dall’altro ha provato a sdrammatizzare: “Sono fatto così, un perdente nato, chiunque mi può turlupinare”. A tal proposito, ha raccontato un episodio risalente al 1979, quando perse un assegno da 80 milioni che sua mamma aveva affidato a un conoscente.

Per quanto riguarda il presunto furto, Bobby Solo avrebbe non solo dimostrato quanto accaduto ma anche scovato nomi e cognomi degli autori. I brani sarebbero stati depositati presso l’ufficio copyright degli Stati Uniti da estranei e utilizzati come garanzia per l’ottenimento di prestiti bancari. E lo stesso avrebbero fatto anche delle società italiane, senza riconoscere i compensi dovuti all’autore. Una vicenda che, probabilmente, costerà ben più di una singola lacrima sul viso…

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