Conti fittizi in Croazia e due accuse di truffa tramite sanatoria Bellanova: nove arresti, sei in carcere, fra Brescia, Milano e Pavia. Proventi illeciti per un milione.
Nove arresti e ventitré indagati. Un bilancio che la dice lunga sul giro di truffe messo in piedi in Lombardia, scoperchiato dai carabinieri di Brescia che, a partire dalle prime ore del 17 febbraio, hanno eseguito arresti a tappeto sul territorio lombardo, fra le province di Milano, Pavia e della stessa Brescia. I fermati, sono stati accusati di aver messo in piedi una vera e propria organizzazione criminale, che eseguiva le proprie truffe clonando le carte di credito ed eseguendo acquisti di smartphone con denaro altrui.
Un giro d’affari illeciti che avrebbe fruttato ai criminali almeno un milione di euro, bottino ottenuto raggirando almeno 200 persone. A dare il peso della vicenda, il fatto che i truffatori agissero anche attraverso la creazione di società all’estero, con le quali dirottare quanto sottratto dai malcapitati. Ad aggravare il tutto, il fatto che almeno due degli arrestati fossero tra i destinatari del Reddito di cittadinanza.
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Altro giro, altra truffa: sei persone trasferite in carcere
Secondo quanto appurato dagli inquirenti, i destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare avrebbero acquistato dei cellulari via web. Recapitati poi in diversi indirizzi della provincia di Brescia, per un profitto complessivo di circa un milione di euro. Stando alle indagini, fra i conti correnti fittizi sulle quali sarebbero transitati i soldi rubati, alcuni sarebbero stati aperti in Croazia. Gli arrestati (sei dei quali trasferiti in carcere) sono stati accusati a vario titolo di reati gravi, fra i quali associazione a delinquere finalizzata alla frode informatica, autoriciclaggio e truffa ai danni dello Stato.
Dalle indagini, inoltre, sarebbe emerso che due membri del gruppo si sarebbero resi responsabili di una truffa allo Stato tramite la sanatoria Bellanova. Secondo quanto ipotizzato, avrebbero fornito attestazioni false ad alcuni stranieri per regolarizzare il loro soggiorno in Italia. In cambio, la richiesta di una somma fra i 3 e i 5 mila euro. La promessa, era di poter usufruire della cosiddetta Sanatoria Bellanova: la falsa attestazione, infatti, avrebbe dovuto garantire lo svolgimento di lavoro dipendente in passato.