Draghi cambia le tasse: la formazione del nuovo Fisco

Con l’avvento di Mario Draghi al capo del Governo, ci si attendevano grandi novità: cosa cambia per quanto riguarda le tasse

Mario Draghi (Fonte foto: web)

Arriva Mario Draghi ed inizia la riforma fiscale. L’ex presidente della Banca centrale Europea, aveva già trattato l’argomento dicendo: “Non è una buona idea cambiare le tasse una alla volta”, ma serve “un intervento complessivo” per scoraggiare i “gruppi di pressione” nello “spingere il governo ad adottare misure scritte per avvantaggiarli”.

Non un intervento che duri troppo e su più fronti, ma un unico forte cambiamento. Si andrebbe verso l’addio Flat tax, perché, spiega ancora il nuovo premier: “Negli anni recenti i nostri tentativi di riformare il paese non sono stati del tutto assenti, ma i loro effetti concreti sono stati limitati. Il problema sta forse nel modo in cui spesso abbiamo disegnato le riforme: con interventi parziali dettati dall’urgenza del momento, senza una visione a tutto campo che richiede tempo e competenza”.

Ed ancora: “Nel caso del fisco, per fare un esempio, non bisogna dimenticare che il sistema tributario è un meccanismo complesso, le cui parti si legano una all’altra. Non è una buona idea cambiare le tasse una alla volta“.

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Tasse e Fisco, cambia tutto con Draghi

Così, la conclusione esaustiva del discorso di Mario Draghi: “Un intervento complessivo rende anche più difficile che specifici gruppi di pressione riescano a spingere il governo ad adottare misure scritte per avvantaggiarli. Inoltre, le esperienze di altri paesi insegnano che le riforme della tassazione dovrebbero essere affidate a esperti, che conoscono bene cosa può accadere se si cambia un’imposta. Ad esempio la Danimarca, – conclude il Premier – nel 2008, nominò una Commissione di esperti in materia fiscale. La Commissione incontrò i partiti politici e le parti sociali e solo dopo presentò la sua relazione al Parlamento. Il progetto prevedeva un taglio della pressione fiscale pari a 2 punti di Pil. L’aliquota marginale massima dell’imposta sul reddito veniva ridotta, mentre la soglia di esenzione veniva alzata”.

Draghi ha tirato la linea ed ha fatto capire di puntare sulla progressività. “Una riforma fiscale – conferma Draghi in un discorso al Senato – segna in ogni Paese un passaggio decisivo. Indica priorità, dà certezze, offre opportunità, è l’architrave della politica di bilancio. In questa prospettiva va studiata una revisione profonda dell’Irpef con il duplice obiettivo di semplificare e razionalizzare la struttura del prelievo, riducendo gradualmente il carico fiscale e preservando la progressività“.

Infine, chi conosce l’ex presidente della Bce, sa che questi punterà anche su due punti su tutti, investimenti pubblici e lotta all’evasione fiscale. I primi verrebbero incentivati per non far restare l’Italia tra i fanalini di coda nell’Unione, in termini economici, ed il secondo, come dice lo stesso Draghi, per risolvere un problema ormai decennale del nostro Paese. Resta da capire se sono queste le idee, condivise dai partiti della maggioranza, che potrebbero in qualche caso, mettere il bastone tra le ruote al nuovo capo del Governo.

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