Piste da sci, la chiusura diventa un caso: “Mancato di rispetto, ora i ristori”

L’ordinanza del Ministero della Salute ha prorogato la chiusura degli impianti per lo sci fino al 5 marzo. Ma il titolare del Turismo, Garavaglia, attacca Speranza.

Sci
Foto di Simon da Pixabay

E’ una serrata probabilmente definitiva quella che ha interessato le piste da sci. L’ordinanza del ministro della Salute, Roberto Speranza, ha chiuso la questione fino al 5 marzo. Una data prossima ma che, quasi certamente, non vedrà ripensamenti una volta arrivata la deadline. Anche un’eventuale ripartenza, infatti, non compenserebbe le perdite del culmine della stagione invernale. Il che, di fatto, chiude anzitempo il periodo dell’accesso agli impianti di risalita.

Qualcuno ha cercato lo stesso di predisporsi e restare comunque aperto nonostante i divieti. E’ accaduto nella Piana di Vigezzo, nell’alta Ossola piemontese, dove qualcuno ha deciso di restare comunque aperto in protesta con l’ordinanza arrivata troppo a ridosso delle riaperture già concordate con la Regione. Nel frattempo, il ministro della Salute ha promesso ristori adeguati.

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Piste da sci, la chiusura diventa un caso: Garavaglia attacca Speranza

Proprio sul punto dei sostegni alla categoria imprenditoriale che gestisce le aree sciistiche e gli impianti di risalita (con tutto l’indotto che ne consegue) si è scatenata la prima bagarre nel neo-insediato governo Draghi. I ministri della Lega, Massimo Garavaglia (Turismo) e Giancarlo Giorgetti (Sviluppo economico), hanno sollecitato il collega Speranza a mantenere la promessa e a spingere per lo stanziamento di ristori per gli imprenditori danneggiati dalla pandemia.

Lo stesso Garavaglia, però, ha messo nel mirino l’operato del ministro della Salute, mostrandosi critico verso modi e tempi di comunicazione. Per il titolare del Turismo “è mancato il rispetto per i lavoratori della montagna“. E non solo. A essere sbagliato sarebbe stato anche il metodo utilizzato fin qui, insufficiente a suo dire per garantire una sopravvivenza relativamente tranquilla alla tempesta: “Invece del bonus monopattino, parliamo di incentivi per chi lavora in montagna. Non si deve parlare di turismo, ma di industria del turismo“. Le prime risposte arriveranno col Quinto Ristori. Ora atteso più che mai.

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