Criptovaluta di Stato, più che un’ipotesi: cosa ne pensano le banche centrali

Il sistema della criptovaluta gonfia la sua popolarità di giorno in giorno. E i più grandi istituti di credito iniziano a farci seriamente i conti…

Criptovaluta
Foto di 3D Animation Production Company da Pixabay

Quando si parla di criptovalute, va tenuto conto di star parlando di un tema in ascesa continua. Se la rivoluzione digitale è stata avviata realmente – e in modo definitivo – dalla pandemia, è vero anche che i sistemi finanziari non possono più non tenere in considerazione la crescita di popolarità e forza economica della valuta digitale. Gli endorsement di Elon Musk, piuttosto che le strategie di Mastercard e di altre società pronte ad accettare pagamenti in crypto, non sono che un esempio.

Ora anche le banche centrali aprono le porte dei caveau alle criptovalute di Stato. Lo aveva dimostrato circa un mese fa la Banca dei regolamenti internazionali (BIS), che in un sondaggio aveva dimostrato come l’86% di un campione di 65 banche centrali interpellate avesse già in programma di mettere a punto un sistema di Centra bank digital currencies (Cbdc) perfettamente funzionante.

Qualcuno è più avanti di altri. Ma se la Cina ha già da tempo portato avanti il discorso (testando lo yuan a livello digitale già negli ultimi anni), ora anche i principali istituti di credito di America ed Europa sembrano pronti a fare sul serio. La Federal Reserve valuta un piano di sviluppo di una criptovaluta centralizzata, rendendo il dollaro una moneta (anche) digitale, sfruttando così l’onda lunga di un sistema di pagamento che potrebbe presto allargarsi a sistema finanziario anche a livello statale.

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Criptovaluta di Stato, più che un’ipotesi: la strategia per superare il contante

E anche la Banca centrale europea sembra propensa a tentare qualche esperimento. Del resto, non vanno sottovalutati i continui rialzi avuti in questi giorni da nomi come Bitcoin, ma anche da compagnie meno famose come Doge. E l’apertura ai pagamenti in criptovaluta di società come Tesla contribuiscono a chiudere il cerchio sul passaggio (quasi) definitivo al digitale. Per quanto riguarda la Bce, si parla di un euro digitale già entro i prossimi cinque anni. Un orizzonte vicinissimo.

Ma quali sarebbero i vantaggi? Innanzitutto, l’idea degli istituti di credito è di incrementare i pagamenti istantanei, con contrazione dei costi di commissione  e, soprattutto, un allargamento della platea degli investitori. Un’inclusione finanziaria in termini tecnici.

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