Cashback: il Fisco ha preso di mira i furbetti, cosa rischiano

Non è vietato dilazionare i pagamenti, per questo i furbetti sono avanti nella corsa al Cashback, ma sta per intervenire il Fisco

Cashback: il Fisco ha preso di mira i furbetti, cosa rischiano
Pagamento tramite Pos (Fonte foto: web)

Per capire perché i furbetti hanno agito sin ora in maniera scorretta, bisogna ricordare il funzionamento del piano Cashback. Dal gennaio del 2021, il programma, lotta per incentivare i pagamenti in forma elettronica o tramite app, per combattere l’evasione. Lo Stato restituisce il 10% dei pagamenti fatti purché il consumatore abbia eseguito un minimo di 50 transazioni a semestre per un massimo di 150 euro a spesa, ma c’è anche il super premio annuale di ben 3.000 euro.

50 transazioni semestrali, equivalgono però a 50 pagamenti, non necessariamente a 50 acquisti. Per questo, alcuni italiani molto furbi, hanno trovato il modo di frazionare i pagamenti, anche delle singole spese. C’è quindi, chi a discapito dell’esercente, ha chiesto di pagare in più tranche, anche lo stesso prodotto. Visto che purtroppo nessuna regola prevede che ciò non accada, il Fisco ha iniziato, dopo varie segnalazioni, a mettere gli occhi su questo fenomeno.

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Cashback: l’intervento del Fisco dopo le proteste dei commercianti

Chi ci è andato di mezzo principalmente, sono i benzinai. Sembra che questi, siano stati presi di mira principalmente dai furbetti. Già noto, il caso di Pontebbana a Nervesa, nel trevigiano, dove il titolare ha raccontato di un fatto che avrebbe dell’incredibile. In una sola ora, il registratore di cassa avrebbe emesso 148 scontrini per arrivare a un totale di 50 euro di spesa, attraverso transazioni da 20, 30, 70 centesimi, cosa che prima della nascita del Cashback non accadeva. Se pensiamo che ad ogni transazione, un benzinaio ci perde 0,38 euro di commissione, capiamo che con più transazioni per un solo pieno, questi non ci guadagna nulla.

Visto che come già detto, non ci sono leggi che non prevedano questo comportamento, c’è bisogno di un intervento. Pare comunque, che la App Io, non conteggi nel Portafoglio virtuale gli acquisti effettuati in successione presso lo stesso punto vendita, contando tutto come unico acquisto. Il Fisco comunque, si è già messo all’opera.

Spiega lo stesso presidente Figisc di Confcommercio, Bruno Bearzi, che a breve potrebbero avverarsi: “delle azioni coerenti, considerato che il nostro settore è a bassa marginalità e anche l’aumento del consumo della carta delle ricevute incide. Sarebbe sufficiente vietare le operazioni ripetute in un breve lasso di tempo. Vedremo cosa deciderà il Parlamento”.

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