Addio agli sconfinamenti di conto corrente: cosa si teme

Dal 1 gennaio 2021 l’Unione Europea ha introdotto nuove regole per la gestione dei conti correnti, in particolare sulla gestione degli sconfinamenti.

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Con le nuove disposizioni del Regolamento europeo sui requisiti di capitale delle banche, entrato in vigore a gennaio 2014 e in applicazione negli Stati membri dal 1° gennaio 2021 cambia il concetto di default, o meglio gli sconfinamenti sul proprio conto corrente.

Il nuovo Regolamento stabilisce che lo sconfinamento non deve superare la “soglia di rilevanza”, ovvero non deve superare sia una soglia assoluta, 100 euro per i privati e 500 euro per le imprese, gli artigiani e i professionisti, sia una relativa ovvero l’1% dell’esposizione totale.

Detto sconfinamento non è automatico ma deve protrarsi per oltre 90 giorni consecutivi, mentre per le amministrazioni pubbliche i giorni salgono a 180 giorni.

La differenza sostanziale è che con questo regolamento cambia il concetto di sconfinamento, nel senso che prima sconfinare era un diritto del cliente ora è una facoltà concessa dalla banca.

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Sconfinamenti del conto corrente: quello che accadrà

Prima di gennaio 2021, in caso di sconfinamento bastava compensare il rosso evitare la definizione di default. Oggi, invece, il correntista rimane nello stato di default per almeno 90 giorni dal momento in cui il cliente regolarizza l’arretrato di pagamento o rientra dallo sconfinamento di conto corrente.

Le regole introdotte fanno allarmare Unindustria che dichiara: “Così si potrebbero avere effetti negativi su 31,8 miliardi di liquidità”.

Quello che si teme è che, la normativa introdotta, potrà creare un danno ad un numero sempre maggiore di clienti delle banche, già impoveriti dalla crisi economica causata dal Coronavirus.
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