Restituzione pensione all’Inps: i casi e le motivazioni per cui è prevista

Esistono delle situazioni in cui è necessaria la restituzione pensione Inps. Ecco perché può accadere e a cosa bisogna prestare attenzione

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Fonte Facebook – Blogo

L’obbiettivo di ogni lavoratore è quello di raggiungere i contributi utili ai fini del raggiungimento della pensione. Un giusto riconoscimento per vivere l’anzianità dedicandosi ai propri hobby e senza timori di natura economica.

Questo status lo si raggiunge dopo anni di lavoro e di contribuzione. Inoltre qualora l’assegno mensile sia cospicuo, c’è la possibilità di poter estendere i benefici ai propri familiari conviventi. 

Si deve però agire con cautela e nel rispetto delle regole visto che esistono delle possibilità in cui il trattamento previdenziale può decadere. Questo provvedimento prende il nome di cessazione della pensione e prevede tra l’altro la restituzione almeno di una parte di quanto percepito all’Inps.

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I casi in cui avviene la restituzione pensione Inps

La situazione che può verificarsi con maggior frequenza è quello della morte del pensionato. Quando avviene il decesso il Comune di residenza deve avvisare gli Enti previdenziali, che automaticamente bloccheranno l’erogazione dei futuri pagamenti.

Può però capitare che qualche bonifico possa comunque partire dopo la scomparsa del titolare. Qualora ciò accada, gli eredi hanno l’obbligo di restituire la pensione. A stabilirlo è la sentenza 28831/2018 della Cassazione. 

Decisiva è la valuta del pagamento. Se è antecedente alla dipartita allora la somma può essere incassata, in caso contrario deve ritornare all’Inps.

Situazione a parte per i trattamenti di reversibilità, quelli previsti per i superstiti del defunto. Questi però hanno dei limiti come ad esempio il raggiungimento della maggiore età di figli e nipoti o il termine del percorso di studi, le nuove nozze del coniuge ancora in vita. Le modalità di restituzione sono esattamente le medesime applicate per la morte.

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