La riforma monetaria alza i costi della vita e taglia la politica dei sussidi. Cuba cambia volto e i giovani dicono addio alla “vita gratis”.
Sessantadue anni appena fatti. Tanto è trascorso da quella fatidica sera, quando i ribelli guidati da Fidel Castro rovesciarono definitivamente il regime di Fulgencio Batista, inaugurando il 1959 con la vittoria delle forze rivoluzionarie. Non erano stati anni facili: lo sbarco del Granma, la dura guerrilla sulla Sierra Maestra, l’incredibile intervista di Herbert Matthews per il NyT, che incontrò Castro in piena ribellione, rendendolo una celebrità.
La crisi del ’61, col Lider Maximo che si dichiarò marxista-leninista innescando il processo d’isolamento di Cuba, avrebbe cambiato per sempre l’inerzia della rivoluzione. Sarà suo fratello Raul a interrompere lo stato di embargo e a proiettare definitivamente l’isola nel nuovo Millennio.
Ma questi 62 anni hanno lasciato tracce indelebili. In particolare nella vita che i cubani hanno condotto finora. Con l’inizio dell’anno, proprio in coincidenza con l’anniversario del rovesciamento di Batista, il governo cubano si è prodotto in un cambiamento epocale, approvando una riforma monetaria che ha definitivamente messo in archivio la doppia valuta (abolendo il Peso convertibile) e rivisto i salari. Incidendo non poco sullo stile di vita del Paese.
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Cuba cambia veste: dopo sessant’anni finisce la vita gratis
Per oltre sessant’anni, le famiglie cubane hanno beneficiato regolarmente di sussidi, soprattutto in generi alimentari, oltre che del beneficio di non dover pagare né scuola né sanità. Il tutto evitando cifre che, se al cambio in dollaro apparirebbero quasi infinitesimali, sostanzialmente, per un’economia come quella cubana rappresentavano una somma importante. Ora cambia tutto. Addio al Cuc (il Peso convertibile) e alla doppia valuta, col nuovo cambio del Peso che porta di fatto a una svalutazione pesantissima della moneta circolante.
Quindi, inevitabile aumento dei costi. E addio a quella vita fatta di sussidio che, in molti casi, consentiva ai giovani cubani quasi di non essere costretti a cercarsi un lavoro. Ora la situazione cambierà parecchio. Se finora il Paese poteva permettersi un’inattività pari a quasi il 40% della forza produttiva (2,7 milioni su 7 totali), i costi lievitati non lo consentiranno più. Un altro passo verso il futuro. Per i risultati ci vorrà tempo.