Bankitalia e le scorie della pandemia: la ripresa slitta al 2022

Palazzo Koch taglia le stime di crescita per il 2021, portando la prima accelerazione all’anno prossimo. Ma il quadro non è del tutto fosco.

Bankitalia

Il 2020 è andato in archivio ma le ceneri dell’anno appena trascorso resteranno sui nostri vestiti per un bel pezzo. Questo è sempre stato chiaro, e per una serie infinita di ragioni. E anche in fatto di crescita o ripresa, gli strascichi della crisi innescata dalla pandemia da coronavirus si faranno sentire ancora a lungo. Il report economico di Bankitalia chiarisce quello che ormai già si sapeva. Con gli effetti del Covid-19 avremmo a che fare per parecchio tempo, in tutte le loro declinazioni.

La seconda ondata pandemica, come negli altri paesi dell’area, ha determinato una nuova contrazione del prodotto nel quarto trimestre“, scrive Bankitalia. Un -3,5% che rispecchia ancora una volta tutti i sentori negativi che hanno inevitabilmente accompagnato la fase di passaggio da un anno all’altro. Anche perché, a guardare i dati della Banca d’Italia, fa riflettere che i primi segnali di ripresa non si vedano che nel 2022.

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Bankitalia e le scorie della pandemia: tagliate le stime di crescita per il 2021

Bankitalia parla di trascinamento e forse è il termine giusto. Perché di “trascinarsi” si tratta, lungo un 2021 che offre più incognite che prospettive, almeno fino all’estate, quando il bollettino piazza la prima stima di crescita (+3,5%, un punto in meno rispetto alle previsioni di luglio). Il problema fondamentale, secondo gli analisti di Palazzo Koch, è il timore del contagio. E’ questo a porre ancora un freno ai consumi, nella speranza che il nuovo anno coincida davvero con l’auspicata ripresa.

Laddove, naturalmente, per nuovo anno si intende il prossimo: per Bankitalia l’accelerazione arriverà nel 2022, con un +3,8%, mentre per il 2023 c’è da attendersi un +2,3%. A pesare come un macigno, manco a dirlo, le prospettive tutt’altro che rosee per le imprese. Le quali abbandonano progressivamente il pessimismo dello scorso anno ma restano nella stragrande maggioranza dei casi appese ai ristori.

Altra conferma, quella sui rischi di credito per le banche italiane, specie le più piccole. Altro dato che spaventa i risparmiatori ma che per ora non sembra rappresentare una concreta minaccia.

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